Crisi senza fine per la Yamaha. La vittoria non arriva da ventitré Gran Premi, esattamente dal successo di Rossi ad Assen la passata stagione. Un weekend in cui la moto di Iwata la fece da padrone, con il Dottore che ottenne anche la pole position. A guardarli adesso, quei momenti sembrano lontanissimi, quasi sbiaditi, appannati da una M1 indietro anni luce rispetto alla concorrenza, che risorge solo sulle piste prettamente favorevoli (Qatar, Assen, Sachsenring), e che sprofonda in tutte le altre. Una débacle ignobile per un colosso motociclistico del suo calibro, e soprattutto una castrazione di talento di dieci titoli mondiali messi assieme.
Valentino Rossi pare ormai rassegnato, di fronte ad una situazione tecnica e anche psicologica paragonabile solo a quella a cavallo tra il 2003 e il 2004, dove la Yamaha mise in pratica una rivoluzione, affidandosi tra l’altro proprio a Valentino: “Presero il pilota più veloce, cioè me, ma non fu solo quello. Masao Furusawa mise in piedi un programma per cambiare il reparto corse, ci furono cambiamenti importanti e per uscire fuori da questa situazione bisognerebbe fare la stessa cosa. Non credo che il problema ora siano i piloti, io e Vinales siamo forti, ma rimane da fare il resto. Quando arrivai nel 2004, organizzammo due test privati a Phillip Island. Erano arrivate tantissime cose da provare: tre motori, due alberi motore, e tanto altro ancora. Yamaha mi aveva ingaggiato, ma non pensava che avrei risolto tutto da solo. C’erano stati un progetto di ampio respiro, una rifondazione del reparto corse, e aveva funzionato”.
Se la situazione per quest’anno appare più che compromessa, non gode di maggior luminosità quella del prossimo anno: “Solitamente si provava il prototipo della moto del prossimo anno nei test di lunedì a Brno, da un paio di stagioni non è più così. Questo è preoccupante: dov’è la moto del prossimo anno? Io non lo so. Qui ad Aragon, nei test, avevo una prima versione del motore 2019 ma spero e penso che non fosse quella definitiva, perché cambiava troppo poco dall’attuale”.
Il #46 si augura che questi pessimi risultati possano smuovere qualcuno di importante tra i vertici Yamaha, sottolineando ancora come la casa dei tre diapason sia praticamente ferma a sviluppi, perlomeno importanti: “Spero che almeno spinga a Yamaha a reagire, magari qualcuno molto in alto si accorgerà di questo numero e chiederà una spiegazione. L’ultimo cambiamento importante sulla M1? Nel 2015, nei test qui ad Aragon prima del GP di Assen, in cui poi vinsi. Basta guardare il mio tempo in gara oggi, è appena migliore di quello dello scorso anno, in cui arrivavo dall’infortunio. La moto è la stessa del 2017 e infatti sono arrivato 8° invece di 5°, mentre Marquez e Dovizioso hanno migliorato di più di 10 secondi il loro tempo di gara. Certo in questa situazione è difficile trovare motivazioni, sono in una squadra top e devo lottare per finire, forse, nei primi 10“.