INDIANAPOLIS – Simon Pagenaud è finalmente riuscito a scacciare via i fantasmi e a tornare il meraviglioso pilota che aveva dominato il campionato IndyCar 2016. Con una prestazione maiuscola su una pista bagnata dalla pioggia e in una gara combattutissima che ha visto ben 191 sorpassi, il portacolori del team Penske ha vinto il GP d’Indianapolis dopo essere partito dall’ottava posizione e aver progressivamente rimontato il gruppo.
Decisiva ai fini del successo è stata la pioggia. Fino a quel momento la gara sembrava saldamente nelle mani di Dixon, che dopo essersi sbarazzato al tredicesimo giro del compagno di squadra Rosenqvist ha comandato la corsa senza grandi patemi d’animo, pur soffrendo leggermente il degrado delle gomme nella fase finale dei suoi stint. Alla ripartenza a 18 giri dalla fine da una caution provocata da un testacoda di Castroneves in uscita dai box, Dixon sul bagnato ha guadagnato rapidamente terreno sui suoi inseguitori, capitanati da Harvey e Leist. Alle loro spalle Pagenaud ha cominciato a martellare, e a sei giri dal termine si è portato in seconda posizione. Il francese ha poi cominciato a girare due secondi al giro più veloce di Dixon. arrivandogli negli scarichi nel corso del penultimo giro. Dixon ha cercato di difendere la leadership, ma alla frenata del rettifilo opposto è finito leggermente lungo, permettendo a Pagenaud di attaccarlo e sopravanzarlo.
Il pilota del team Penske ha così colto la prima vittoria in questa stagione, e ha spezzato un digiuno che durava da un anno e nove mesi: l’ultimo trionfo risaliva infatti alla gara di Sonoma del 2017. Dixon si è accontentato della seconda piazza, e può comunque gioire per aver praticamente azzerato il distacco in classifica su Newgarden, finito fuori dalla top ten dopo una penalizzazione per violazione delle norme di sicurezza nel corso di una sosta ai box. Terza posizione per Harvey, che ha conquistato il suo primo podio in carriera in IndyCar dopo un weekend praticamente perfetto, che lo ha visto terzo in qualifica e sempre fra i primi in gara. Quarto sul traguardo Leist, bravo a rimontare dal fondo e a sfruttare una strategia diversificata rispetto ai leader della corsa. Quinto Jones, in grande spolvero nella prima parte del GP d’Indianapolis e autore di qualche buon sorpasso, anche se non in grado di lottare fino in fondo per il podio.
Settimo Power, che ha portato a casa il miglior risultato possibile in una giornata che lo ha visto spesso in grande difficoltà e mai capace di stare davanti. Il pilota australiano è però riuscito a girare su tempi competitivi col bagnato, salvando così la giornata. Solo ottavo Rosenqvist, che dopo aver comandato la gara per dodici giri si è fatto fregare per ben due volte dagli avversari alla ripartenza, ed è poi via via scivolato nelle retrovie. Il pilota svedese non è nemmeno stato aiutato dalle soste ai box: in ben due occasioni si è verificato un principio d’incendio sulla sua monoposto. Rosenqvist ha preceduto Rahal, uno dei piloti più combattivi di giornata, e Ferrucci, che è arrivato davanti al più blasonato compagno di squadra Bourdais.
Gara da dimenticare per Rossi, costretto subito al ritiro dopo essere stato centrato in partenza da O’Ward. Fuori anche Ericsson, finito a muro alla sopraelevata durante il decimo giro. Ritirato Herta, dopo un contatto nella ripartenza successiva all’incidente di Ericsson nel corso della quale c’è stata una toccata anche fra Hinchcliffe e Hunter-Reay, con quest’ultimo finito in testacoda e il canadese penalizzato con un drive thru.