Si possono guadagnare due secondi e mezzo al giro sul secondo in condizioni di gara normali? Guardando Sebastian Vettel si, si può fare e non sembra poi neanche così difficile. Ma come ci riesce? Se lo chiedono in molti dopo la gara di Singapore, in questo finale di stagione che doveva essere una vera e propria lotta per il Campionato ma sta risultato un dominio assoluto del tedesco (dal rientro dalla pausa estiva Vettel ha centrato tre vittorie su tre GP). Le abilità di Seb sono abbastanza note a tutti e sminuire il lavoro del tedesco sarebbe una vera e propria offesa al talento del leader del mondiale, ma qualcosa nella RB9 non convince. I primi dubbi sono apparsi durante le prove libere del Gran Premio di Singapore: la Red Bull numero #1 faceva letteralmente il vuoto nel primo e nel terzo settore, soprattutto nel terzo. Una dimostrazione di forza quasi imbarazzante nei confronti dei propri avversari che faticavano e remavano a colpi di controsterzi e di correzioni soprattutto nelle curve lente del tracciato di Marina Bay. La conclusione del week-end è ben nota a tutti dato che il tedesco, in alcuni frangenti di gara, è arrivato a guadagnare quasi tre secondi sui diretti inseguitori.
Ad alimentare i dubbi e le polemiche ci ha pensato Giancarlo Minardi qualche giorno fa: l’ex Team Principal del team Minardi, presente a Marina Bay, ha gettato lì l’idea di un possibile utilizzo del traction control nella RB9 di Vettel. Il TC, assente dal 2007, è assolutamente vietato dal regolamento e un possibile utilizzo di tale dispositivo mettere a rischio l’intera stagione del team di Mateschitz. Tramite alcuni video sul web si è riscontrato un rumore strano in fase di rilascio della macchina del tedesco, un suono simile al borbottio che i gas di scarico eseguivano nel 2011. Il punto cruciale del discorso è questo: Vettel riesce a premere l’acceleratore 50 metri prima di tutti gli avversari senza una minima sbavatura, come se la macchina andasse su dei binari. Ma siamo proprio sicuri che parliamo di traction control? Alberto Antonini, tramite le colonne del noto giornale Autosprint, ha spiegato che la casa austro-inglese non monta assolutamente un controllo di trazione ma qualcosa di molto più ingegnoso che abbiamo già affrontato negli anni passati.
Dal video postato poco sotto si evince che il borbottio si sente chiaramente durante la percorrenza della curva, chiaro segno che non parliamo di un dispositivo che gestisce la trazione dato che in questo caso il borbottio sarebbe molto più evidente in uscita e non in percorrenza. La soluzione della questione potrebbe risiedere, come da previsione, nell’efficienza degli scarichi. Questi gas hanno una velocità stimabile sui 400 km/h, quindi l’effetto è molto più evidente a Singapore che sui rettilinei di Monza. Nonostante sia difficile trovare la giusta combinazione tra gas e diffusore (i gas devono “colpire” una zona ben precisa tra l’interno della ruota e il fondo piatto della carrozzeria), Newey sembra aver compiuto l’ennesima impresa. L’utilizzo dei gas di scarico non serve solamente a “sigillare” i lati del diffusore ma a ricreare l’effetto aerodinamico già visto nel 2011. Da indiscrezioni pare che la Red Bull abbia recuperato quasi per intero i valori di carico di due anni fa. Newey avrebbe introdotto una nuova mappatura speciale che ricreerebbe le condizioni già viste due anni fa nella RB7, generando un carico aerodinamico davvero elevato che spiegherebbe i due secondi rifilati da Vettel a tutto lo schieramento il week-end scorso. La cosa curiosa è che tutto questo sarebbe completamente a norma dato che il rilascio avviene in percorrenza e non quando il pilota stacca il piede dall’acceleratore.
La domanda sorge spontanea: perchè questa mappatura è presente solo nella vettura di Vettel? Semplicemente per una questione di guida. Rispetto all’australiano il pilota tedesco frena molto più forte in entrata ed è più lento in fase di percorrenza. Questa “particolarità” gli permette di accelerare con più decisione, stabilizzando la vettura a centro curva. Webber al contrario porta più velocità in curva e quindi il suo stile non gli permette di sfruttare questa mappatura “particolare”. Il segreto di Vettel risiede nel suo piede, nella sua guida e nel suo modo di affrontare le curve. Non ci resta che aspettare e vedere l’evolversi di questa situazione, anche se una cosa è certa: per il mondiale è ormai una questione di tempo.