“Io vivo bene il fatto che il mio stato sia socialista. Da noi lo sport è per tutti e non solo per i più facoltosi.” Queste, a memoria, fuorono le parole di Pastor Maldonado in un’intervista rilasciata più di un anno fa ad Ettore Giovannelli, inviato Rai ai gran premi. In sintesi, Pastor spiegava che il suo stato aiutava gli atleti più meritevoli nelle varie discipline supportandoli con denaro pubblico o favorendo il raggiungimento di accordi con sponsor privati o con aziende di cui lo stato detiene partecipazioni (vedi PDVSA). Quello bravo, ma squattrinato, poteva così avere la possibilità di continuare a fare sport. E anche piloti meno bravi, tipo i Serenelli o i Gonzalez, ma anche mestieranti discreti come EJ Viso.
Ma è così improponibile che in Italia si finanzino i giovani piloti in gamba? Lo Stato versa al CONI oltre 409 milioni di euro, soldi che servono a supportare le varie federazioni nazionali, per non parlare di quanto mensilmente ricevono diversi atleti italiani. Soldi pubblici. Anche per gente senza il talento necessario per sfondare o che dispone comunque della disponibilità economica per campare da sè. I premi per le medaglie olimpiche e mondiali dei nostri sportivi sono i più alti al mondo. Eppure per l’automobilismo non si riesce a trovare un euro, e i nostri piloti, perennemente senza sponsor, la Formula 1 la vedono col binocolo. Sirotkin a diciotto anni rischia già di correre in F1 con la Sauber. Pilota talentuoso, che però in Formula Abarth prendeva la paga da Kevin Giovesi, il quale è stato costretto ad abbandonare la GP2 per mancanza di sponsor e a mettersi in luce in Auto GP. Tutti i campioni di GP2 fanno il salto in F1, tranne due. Pantano e Valsecchi: che strano!
Basterebbe poco. Prendiamo l’esempio del Belgio. La federazione belga supporta con convinzione il pilota più forte del suo vivaio, aiutandolo nella sua crescita. L’aiuto finanziario della federazione ha permesso a Stoffel Vandoorne di arrivare in Formula Renault 2.0, dove ha vinto il campionato. Approdato al programma giovani piloti della McLaren, Vandoorne ora corre nella Formula Renault 3.5 ed è secondo nella classifica piloti dietro all’altro pupillo di Woking Kevin Magnussen.
E’ demagogia chiedere che in Italia, in mancanza del privato, ci siano dei fondi pubblici per aiutare i nostri tre o quattro giovani più meritevoli? Un’iscrizione all’Auto GP costa 250 mila euro, in Formula Renault 3.5 sui 500 mila, in GP2 anche 900.000. Basterebbero 3 milioni in tutto, ricavabili dai tagli ai fondi per il calcio e agli stipendi dei dirigenti federali (ben oltre la media dei loro “simili” esteri).
E’ vero che il motorsport costa tanto, ma i fondi si sono trovati per tantissimi atleti e per tutti gli altri sport. Di fronte a una Pellegrini che prende 750 mila euro di premi in cinque anni, sarebbe così scandoloso permettere a Filippi di “pagarsi” una stagione in Indycar?