Sulle strade der Principato si è appena concluso, dopo quasi 3 ore di gara, il Gran Premio di Monaco 1955. Gara che è stata della Ferrari di Trintignant.
Ma non è stato “il fatto del giorno”. Quello che ha destato maggiore preoccupazione è stato lo spettacolare incidente (senza conseguenze particolari gravi per il pilota) occorso ad Alberto Ascari nel corso dell’80° giro. Ascari, dopo aver perso il controllo della sua Lancia dopo l’uscita nel tunnel è andata ad inabbissarsi nel mare. Il pilota, che come detto non ha riportato gravi conseguenze se non la rottura del setto nasale viene poi dimesso dall’ospedale monegasco.
Ritorna in Italia e quattro giorni si trova già sul circuito di Monza. Era stato contattato dagli amici Gigi Villoresi ed Eugenio Castellotti che lo invitavano sul circuito brianzolo, dove stavano testando una Ferrari per il successivo Gran Premio Supercortemaggiore.
Sono circa le ore 12 di giovedì 26 maggio. Le Ferrari “ufficiali” stavano per finire le loro sessioni di test, quando Ascari chiese ed ottenne una Ferrari 750. Voleva testarla a velocità media per non più di tre giri.
Prima di salire in macchina, inoltre, dichiara ai presenti di non risentire dei postumi del tuffo di domenica scorsa a Monaco, ma di accusare soltanto un leggero malore alla schiena.
Compiva come previsto due giri del vecchio anello dell’Autodromo brianzolo e si accingeva a eseguire il terzo. Ascari si prestava ad affrontare la “curva del valone” prospiciente le tribune centrali.
Ed ecco, fulminea, la sciagura che si abbatte su Ascari e sul mondo dei motori. La macchina, dopo aver paurosamente sbandato si capovolse nel prato. Ascari viene sbalzato fuori dalla macchina. Per il milanese non c’è scampo: muore praticamente sul colpo nonostante l’allarme dato due addetti alla manutenzione della pista che erano nelle vicinanze e la trasfusione di sangue da parte del capo collaudatore della Ferrari, Meazza.
Sul tracciato e per circa 200 metri sono presenti chiari segni di frenata e la macchina presenta un largo squarcio posteriore sulla sinistra e un danneggiamento sulla destra. Il serbatoio praticamente vuoto, visti i pochi giri che Ascari aveva in programma, ha impedito che il mezzo prendesse anche fuoco.
Non si sanno le cause dell’incidente, e molto probabilmente non si sapranno mai. Possiamo solo raccontare quello che sono delle ipotesi. Negli anni si è passati col dire che potrebbe essere stato addirittura un animale che, attraversando improvvisamente la pista, abbia in qualche modo spaventato il pilota all’ipotesi del guasto dei freni.
Destino? Ascari era molto superstizioso e non voleva che nessuno gli toccasse gli indumenti da corsa. Quel giorno, inoltre, era la prima volta che saliva su un auto da corsa senza il suo casco, i suoi occhialoni, i suoi guanti.
Figlio di Antonio (anche lui morto nel 1925 in un incidente mentre stava conducendo il Gran Premio di Francia a Montlhéry) in una delle sue interviste, affermò: «Non penso mai di poter morire un giorno come accaduto a mio padre. Ma spesso mi chiedo se sia giusto per mia moglie, i miei figli, per me, rischiare la vita inseguendo accanitamente la vittoria. In realtà, io obbedisco soltanto a una passione: le corse. Senza le quali non saprei come vivere»