Mika Hakkinen e Ayrton Senna si sono incrociati per poco tempo in Formula 1. La differenza anagrafica e di background, unita alla tragica e prematura scomparsa di Senna, hanno fatto sì che due dei migliori piloti dell’era moderna del motorsport non abbiano praticamente mai avuto l’occasione di duellare in pista su monoposto di primo piano. I due ex piloti della McLaren hanno però condiviso lo stesso tetto nel 1993, quando entrambi erano sotto contratto con la scuderia di Woking, e il loro rapporto personale non è mai decollato.
Senna all’epoca era il pilota di punta del team inglese, mentre Hakkinen era il collaudatore della squadra, costretto alla “panchina” dopo due ottime stagioni con una Lotus in caduta libera. La McLaren credeva molto nel talento del pilota finlandese, tanto da offrirgli un contratto piuttosto importante dal punto di vista economico. L’accordo prevedeva per Hakkinen un ruolo da titolare nel caso in cui Senna avesse deciso di non rimanere a Woking. Il pilota brasiliano scelse però di restare col team che gli aveva permesso di vincere tre titoli mondiali, e firmò un contratto “a gettone” da un milione di dollari a gara. Hakkinen venne relegato al ruolo di collaudatore, visto che Michael Andretti aveva già in mano un accordo annuale.
Il driver americano disputò una stagione mediocre, e dopo il GP d’Italia lasciò la Formula 1. Hakkinen tornò ufficialmente a correre, ed ebbe tre gare per mostrare tutto il suo valore. Ma già nella prima gara disputata dal suo ritorno, il GP del Portogallo, Hakkinen fece capire a tutto il mondo di che pasta era fatto. L’ex collaudatore della McLaren si esaltò su un circuito tecnico e difficile come l’Estoril, e in qualifica compì un’autentica impresa, mettendosi alle spalle uno sbalordito Senna. Il giovane pilota finlandese riuscì a battere quello che ancora oggi viene considerato da tutti il più forte pilota della storia sul giro secco.
“Quando ho iniziato a lavorare per la McLaren, Ayrton non aveva alcun rispetto nei miei confronti – ha confidato Hakkinen recentemente – Abbiamo avuto delle conversazioni, sicuro, ma si capiva chiaramente che non mi apprezzava nemmeno un po’. A me andava bene lo stesso. Un giovane ragazzo di Martinlaakso avrebbe continuato a fare il suo lavoro e andare avanti per la sua strada. Potevo solo continuare a fare il mio lavoro. All’Estoril, nel GP del Portogallo, fui più veloce di lui. Senna venne a chiedermi come diavolo avessi fatto ad andare più forte di lui. Mossi le mie mani, e con un gesto eloquente gli dissi che avevo più palle di lui!”
Il due volte campione del mondo ha aggiunto: “Questo fece infuriare di brutto Ayrton. Si arrabbiò tantissimo e cominciò a elencarmi le cose che aveva fatto nella sua carriera e i titoli che aveva vinto. Mi buttò contro il muro e mi disse di non provarci mai più. Dopo quell’episodio, il nostro rapporto non avrebbe mai più potuto essere buono. Ayrton aveva capito che avrei potuto essere una minaccia e avrebbe potuto perdere lo status di miglior pilota al mondo. Un ragazzo giovane era appena arrivato e gli stava davanti”.