Al Gp del Belgio la Red Bull sembra ancora in difficoltà. Le qualifiche non vanno bene, ma complice l’incidente alla partenza provocato da Grosjean, Alonso e Hamilton sono costretti al ritiro. Vettel, che per evitare il caos ha dovuto far sfilare diversi piloti, inizia un irresistibile rimonta, con sorpassi all’esterno, duri ma puliti, e non risparmia nemmeno l’amico Schumacher e il compagno Webber. Sebastian taglia il traguardo in seconda posizione dietro a Button, dopo una gara strepitosa. A Monza, però, perde quasi tutti i punti recuperati ad Alonso a causa della rottura dell’alternatore, così come capitato a Valencia. In gara subisce anche una penalità per aver costretto Alonso fuori pista alla Biassono, in un remake dell’episodio del 2011, solo che allora per Fernando non ci furono sanzioni (la “regola Rosberg” non era ancora in vigore, ndA).
Il Circus si sposta in Asia, e magicamente la Red Bull risorge. A Singapore, grazie a un problema tecnico sulla McLaren di Hamilton, Vettel vince, tornando al successo dopo l’acuto del Bahrein. Ma quello che poteva sembrare un episodio sporadico si rivela essere premonitore dei successivi appuntamenti nel mondiale. Grazie al doppio DRS e a qualche altra piccola modifica la Red Bull torna ad essere la macchina di riferimento, imprendibile sul giro secco e dannatamente costante nel ritmo gara. Vettel, grazie al ritrovato smalto della Red Bull, centra altre tre vittorie consecutive, rispettivamente a Suzuka, in Corea e in India. Ma Sebastian, oltre a vincere, convince: il confronto con Webber, escluse le qualifiche in Corea, lo vede costantemente vincitore, e dopo il gran premio di Corea il pilota tedesco riacciuffa la leadership nel mondiale, che nel 2012 aveva assaporato solo in Bahrein e a Barcellona (qui assieme ad Alonso).
Ma la cavalcata verso il titolo mondiale, che sembrava inarrestabile, riserva un’amara sorpresa a Vettel nelle qualifiche di Abu Dhabi. Al termine del Q3, dopo aver conquistato la terza piazza, Seb deve fermarsi su ordine dei box. Sulla sua Red Bull non c’è abbastanza benzina per superare le verifiche tecniche, e per questo motivo il campione in carica viene retrocesso in ultima posizione. Alla domenica Vettel è una furia: supera metà gruppo, ma”sbecca” l’alettone toccando Senna. Durante il regime di safety car una manovra pericolosissima di Ricciardo costringe Sebastian ad una brusca sterzata, costringendolo a prendere in pieno il cartello DRS a bordo pista. La Red Bull ordina a Vettel di rientrare ai box per cambiare il musetto, così Sebstian si ritrova di nuovo in coda al gruppo. Alla ripartenza è di nuovo show: Vettel supera gli avversari uno dopo l’altro, e, grazie a un attacco riuscito su Jenson Button, a pochi giri dalla fine riesce ad artigliare il gradino più basso del podio e a perdere solo 3 punti da Alonso. A fine gara si dichiara fortunato per non essere andato a muro dopo l’incomprensione con Ricciardo e per l’entrata in pista della safety car.
Il penultimo round del mondiale si corre sul nuovissimo e spettacolare circuito di Austin, Texas. L’asfalto scivoloso e il poco grip portano i piloti a compiere tantissimi errori nel corso del weekend, ma Sebastian sembra correre sul velluto al sabato e conquista la pole. Alla domenica, però deve fare i conti con un Lewis Hamilton determinatissimo, che nonostante l’inferiorità del suo mezzo tecnico resta attaccato a Vettel per 42 giri e poi lo supera. Sebastian deve accontentarsi della seconda piazza e arriva all’ultimo appuntamento del mondiale con 13 punti di vantaggio sul suo diretto inseguitore, Fernando Alonso.
Vettel non è brillante nella sessione di qualifica: segna il quarto tempo, andando più lento di Webber. La corsa è la “più tribolata della mia carriera,” dice Vettel nel post gara. Parte maluccio e per evitare Webber è costretto a rallentare, e alla Descida do Lago si allarga troppo, rientra in traiettoria in maniera troppo baldanzosa e viene preso in pieno da Senna. Fortunatamente il botto lascia solo qualche piccolo danno sulla carrozzeria di “Abbey”, e Vettel può proseguire. Il tedesco, in pochi giri, si rende protagonista di una serie di sorpassi a ripetizione, fino ad arrivare alla sesta posizione. Ma le cose si complicano di nuovo: la radio non funziona, la scuderia lo chiama in pit lane per mettergli le gomme slick quando già ha ricominciato a piovere. A completare il quadro due giri dopo Vettel rientra inaspettatamente ai box, e la sosta è lunghissima. Dopo aver messo le intermedie è in undicesima posizione e secondo nel mondiale. Da qui in poi riparte il Sebastian Show: Vettel vola sul bagnato e artiglia la sesta posizione, sufficiente per consentirgli di diventare per la terza volta campione del mondo.
E così Vettel entra nell’Olimpo dei campioni, centrando tre titoli consecuitvi, impresa che prima di lui era riuscita solo a Fangio e a Michael Schumacher. I suoi detrattori, dopo questo successo, non possono più parlare di un Vettel vincente solo grazie alla macchina, dato che dopo le difficoltà di inizio stagione ha dimostrato tutto il suo valore anche con una vettura non dominante. Sebastian, quando ha usufruito della monoposto migliore, ha sfoggiato tutto il suo talento. Probabilmente quando ha completa fiducia nel suo mezzo tecnico è il pilota più veloce sulla piazza. Deve ancora crescere, perchè in alcune situazioni ha mostrato ancora qualche limite nella lettura della gara, oltre ad un eccessiva frenesia nel corpo a corpo, che gli è costata due drive thorugh (Hockenheim e Monza). Certo è che nessuno ha vinto così tanto alla sua età nella storia della Formula Uno. Piaccia o non piaccia Vettel, con questo ennesimo successo, ha palesato di essere una stella affermata e con ampi margini di miglioramento. E l’impressione è che il tedesco sfoggerà il suo ditino per parecchi anni a venire… (A.R)