Uno dei punti di forza di Daniel Ricciardo è sempre stato il giro secco. Nelle precedenti stagioni di Formula 1, anche nelle giornate più difficili, Ricciardo ha quasi sempre tirato fuori nel Q3 un giro spaziale che gli ha permesso di piazzare la sua Red Bull in una buona posizione sullo schieramento di partenza. E proprio la qualifica, nel 2016, è stata la grande amica del pilota australiano nel confronto col compagno di squadra Max Verstappen.
Quest’anno invece la situazione si è capovolta. Ricciardo ha fatto spesso fatica a portare al limite la sua RB13 il sabato pomeriggio, a differenza del compagno di squadra. Il pilota della Red Bull a volte ha subito distacchi pesanti da Verstappen, e a Melbourne e Baku è addirittura finito a muro nel corso del suo giro di qualifica, a dimostrazione della difficoltà nel ricavare un giro buono in condizioni estreme.
“Di solito venivo indicato come il pilota del sabato pomeriggio, cioè capace di andare fortissimo in qualifica, e ora sono diventato un pilota forte alla domenica – ha ammesso Ricciardo, commentando i problemi avuti in qualifica nel mondiale 2017 – Chi l’avrebbe mai detto? Non voglio dire che ho fatto fatica a portare al limite la macchina, ma di certo con queste monoposto ho trovato molto più difficile esprimere il massimo potenziale a disposizione. Ci sono stati molti giri mediocri il sabato… Voglio dire: ho sbattuto due volte contro le barriere, il ché è piuttosto insolito, sebbene gli incidenti siano avvenuti su piste certamente insidiose (Melbourne e Baku, ndr). Per una misteriosa ragione, Verstappen non ha avuto grandi problemi al sabato a inizio stagione. Molte volte ha pagato di più un approccio più conservativo rispetto a una guida più aggressiva, volta a cercare di ricavare il massimo e anche di più rispetto al grip presente. A un certo punto ho cambiato atteggiamento, prendendo la macchina per quello che era, e i risultati sono migliorati. In alcune situazioni abbiamo pagato anche le nostre vecchie abitudini. Tante volte sono stato il più veloce nelle FP2, e in passato noi non toccavamo mai la macchina se nelle prove libere eravamo i migliori. Però quest’anno è successo che a volte siamo arrivati alle qualifiche con lo stesso assetto delle FP2, e in teoria saremmo dovuti andare ancora meglio vista la maggiore aderenza. Eppure facevamo dei passi indietro. Questo ci ha colto un po’ alla sprovvista, e ci ha portato a cambiare metodologia di lavoro. Quest’anno è stato un gran processo di apprendimento. Sappiamo le ragioni per le quali abbiamo avuto dei problemi, perciò sono sicuro che l’anno prossimo saremo più forti”.