Il finale del Gran Premio d’Austria, col contatto all’ultimo giro tra i compagni di squadra Rosberg ed Hamilton, ha consegnato la vittoria della gara a quest’ultimo, mentre il pilota tedesco ne è uscito penalizzato in quanto responsabile dell’incidente. Sui social network, sulla stampa specializzata e sulle TV che detengono i diritti della F1 si è parlato tantissimo dell’incidente Rosberg-Hamilton e delle possibili implicazioni future dell’accaduto in seno alla Mercedes. Quasi tutte le analisi però hanno analizzato solamente l’episodio in sé, non approfondendo invece altre questioni meritevoli di rilevanza.
Premessa d’obbligo è un piccolo, ma chiaro parere personale sull’incidente. Stimo moltissimo Rosberg, e lo ritengo un pilota molto forte e sottovalutato da gran parte degli addetti ai lavori e degli appassionati. Questo però non mi impedisce di attribuirgli la responsabilità dell’incidente. E’ palese che il pilota tedesco non accenni nemmeno a fare la curva per allargare fuori Hamilton: solamente una frazione di secondo prima del contatto Rosberg sterza. La decelerazione al tornante è stata graduale, segno che il pilota della Mercedes non è arrivato impiccato alla frenata, e ulteriore aggravante ai fini dell’attribuzione della colpa del crash. Vero che Hamilton poteva evitare il contatto buttandosi nella via di fuga, ma lì c’è una curva, e giustamente il pilota inglese sterza per farla. Così Hamilton, curvando, finisce per entrare in contatto col compagno di squadra, che rompe l’ala e lì perde la gara. Prendendo il metro di giudizio attuale in F1, era giusto penalizzare Rosberg per l’incidente. Questa è la mia personalissima opinione su quanto accaduto, che coincide per esempio con quelle di piloti come Martin Brundle e Marc Gené, e diverge completamente da quelle di Jacques Villeneuve e Gerhard Berger.
Ma ciò che mi preme analizzare è tutto ciò che ha fatto da contorno al contatto. In primis le ripetute manovre di Hamilton in partenza quando ha avuto al suo fianco Rosberg. Suzuka 2015, Austin 2015, Montreal 2016: Hamilton, in tutte e tre le circostanze, non ha minimamente concesso spazio al compagno di squadra pur avendolo affiancato, e per evitare il contatto Rosberg è stato costretto a buttarsi nella via di fuga o ad allargare la traiettoria finendo fuori, e perdendo così numerose posizioni. Dopo il GP del Canada, tre settimane fa, Rosberg disse, testuale: “La prossima volta farò in modo che sia Hamilton a finire fuori in una situazione analoga.” L’occasione si è presentata a Spielberg e Rosberg ha provato a fare l’Hamilton della situazione, dando la sensazione in pista di fare una manovra premeditata, oltre che durissima. Un Rosberg “bullizzato” da Hamilton in più occasioni, ha provato a vendicarsi del rivale ripagandolo con la stessa manovra, che i giudici di gara non avevano mai sanzionato. Rosberg però ha fatto il patatrac, il ché ha sicuramente inciso ai fini della penalità, oltre al fatto che Hamilton, quando lo accompagnava fuori, la curva la faceva, molto larga, ma la faceva. Rosberg è proprio andato dritto.
La critica che in tanti fanno ad Hamilton è che poteva evitare il contatto finendo largo e andando fuoripista, per poi riattaccare Rosberg nel rettilineo seguente. Peccato che, se avesse fatto così, il pilota di Stevenage avrebbe automaticamente perso la gara. Vi ricordate cosa successe a Spa nel 2008? Hamilton attaccò Raikkonen all’esterno, ma il ferrarista non gli diede spazio. L’inglese, allora alla guida della McLaren, tagliò la Bus Stop, si accodò a Raikkonen e lo infilò subito alla Source, traendo vantaggio dal taglio di chicane secondo i commissari, e venendo perciò punito con 25 secondi di penalità sul tempo complessivo. Hamilton perse la gara, e finì dietro a Massa e Heidfeld. Perché vi raccontiamo questo episodio? Perché dopo quella gara furono chiarite le regole. Se un pilota finisce fuori dal manto stradale o taglia una chicane, deve aspettare una curva per attaccare il suo avversario. Se non lo fa e passa, viene penalizzato. Se Hamilton avesse allargato la traiettoria e fosse finito nella via di fuga, non avrebbe potuto provare a passare Rosberg in fondo al rettilineo successivo, ultimo vero punto di sorpasso del Red Bull Ring. In poche parole, finendo fuori, Hamilton aveva automaticamente perso ogni residua possibilità di vittoria. Il pilota della Mercedes lo sapeva benissimo. E Rosberg, a sua volta, ne era perfettamente al corrente. Hamilton, curvando, vuole tenere in vita le chance di successo. Rosberg, allargando fuori Hamilton, vuole aggiudicarsi il gran premio con qualche curva d’anticipo.
Altro punto discusso da pochi (tra questi Carlo Vanzini): le due “porcate” Rosberg ed Hamilton le fanno dopo il contatto. Il tedesco si tiene tutto esterno, sapendo benissimo che Hamilton gli è di fianco nella via di fuga, per impedire al suo rivale per il titolo di tornare in pista alle sue calcagna, volendo costringerlo ad alzare il piede per non finire sull’erba. Comportamento molto furbo. Dal canto suo Hamilton torna in pista come un pazzo, non alzando minimamente il piede e mancando la ruota posteriore sinistra di Rosberg di mezzo centimetro. Un ritorno in pista tutto fuorché sicuro, in un momento in cui 300 metri più avanti c’erano le bandiere gialle.
A proposito di bandiere gialle. Il sorpasso di Hamilton su Rosberg è regolare. Prima del sorpasso si vede un commissario con una bandiera gialla in mano, ma non la sventola, come giustamente notato dal collega Giuseppe Marino. Il commissario inizierà a sventolare la bandiera solo qualche secondo dopo, come si vedrà nell’onboard camera di Kimi Raikkonen, in quel momento in procinto di attaccare Verstappen. Hamilton completa la manovra su Rosberg poco prima di oltrepassare un led giallo, che contrassegna l’inizio del tratto di pista in cui bisogna alzare il piede. Il sorpasso di Hamilton è regolare. Bottas, Wehrlein e compagnia aspettano un led verde posto dopo la curva per superare Rosberg.
L’incidente fra i due piloti della Mercedes ha poi spento sul nascere qualunque considerazione in merito alla condotta di gara dei due piloti e alle strategie riservate per loro dal muretto box. Quasi nessuno ne ha parlato, ma se fosse finita la gara con una doppietta Mercedes, entrambi i piloti avrebbero potuto sollevare un vespaio di polemiche a fine gara contro la squadra, e con ragione fra l’altro. Hamilton viene tenuto fuori per tantissimi giri con ultra soft ormai finite, mentre Rosberg dietro macina giri record, e finisce per saltargli davanti dopo il pit stop tardivo del leader della corsa, segnato anche da un piccolo problema di fissaggio ad una gomma. Perché aspettare così tanto per richiamare ai box Hamilton?
Dopo la safety car i due hanno un ritmo simile, con Hamilton che è circa a un secondo da Rosberg. Ma all’improvviso la Mercedes chiama dentro Hamilton per mettergli le soft. Perché le soft, se ci sono solo una ventina di giri da completare? Hamilton giustamente ha da ridire. Ma soprattutto, perché rientra prima Hamilton, visto che rientra sempre per primo chi sta davanti, essendo avvantaggiato nel fare il giro successivo al pit stop con gomma nuova? Le gomme di Hamilton poi avevano undici giri in meno di quelle di Rosberg, quindi la scelta della Mercedes di far rientrare prima l’inglese era priva di ogni logica. Con l’undercut deciso dalla Mercedes, Hamilton aveva quasi la certezza di superare Rosberg. Ma l’undercut non è riuscito per due motivi: il primo è che il pit stop di Hamilton non è stato perfetto. A differenza della prima sosta, qui la colpa è del tre volte campione del mondo, che arriva abbastanza lungo alla piazzola. All’uscita dai box Hamilton inoltre sbaglia alla Remus Curve e finisce lungo, rischiando financo di farsi superare da Ricciardo e Raikkonen.
Rosberg, grazie alle due circostanze appena descritte, fa il suo cambio gomme e rientra davanti ad Hamilton. Ma Rosberg ha le super soft, gomme che lavorano bene ad alte temperature, e non a quelle che c’erano allo Spielberg; basti pensare che l’ultra soft, gomma fatta per lavorare con qualche grado in meno di temperatura, hanno avuto un miglior rendimento delle ‘rosse’, per non parlare della soft, che si è mostrata a tutti gli effetti la gomma da gara. Il tedesco avrebbe tutti i diritti per chiedere lumi sulla strategia. La super soft, usata dalla Ferrari e dalla Red Bull, aveva palesato problemi di graining che la soft non aveva, e che attanagliavano anche la ultra soft, che però garantiva una prestazione leggermente migliore.
La gestione della gara del muretto box Mercedes ha fatto acqua da tutte le parti, facendo infuriare sia Hamilton che Rosberg, con entrambi che avevano i loro motivi per ritenersi penalizzati dalla propria squadra durante la loro corsa. Perché in quella ruotata tra i due c’era la volontà di vincere contro l’altro, ma anche contro le strategie, contro il muretto box, contro la squadra e le (spesso non) decisioni che la Mercedes ha preso in Austria e nell’arco di questi ultimi tre anni. Sempre che quella tedesca si possa ancora definire squadra dopo il Gran Premio d’Austria.