Più o meno tra 24 ore inizierà la prima giornata di test ufficiali della F1. L’anno scorso alcuni nomi di spicco avevano cambiato squadra, cercando nuovi stimoli altrove; basti pensare a Sebastian Vettel, passato dalla Red Bull alla Ferrari, e a Fernando Alonso, che dopo cinque stagioni a Maranello ha fatto le valigie per fare ritorno alla McLaren. Anche alcune scuderie di seconda fascia erano state rivoluzionate dal mercato, con la Toro Rosso che si era affidata a due giovani di belle speranze come Carlos Sainz jr. e Max Verstappen, la Sauber che mise sotto contratto Felipe Nasr e Marcus Ericsson, e la Manor che ingaggiò Will Stevens e Roberto Merhi, entrambi provenienti dalla World Series by Renault 3.5, con Merhi che ha poi dovuto lasciare il sedile ad Alexander Rossi nella parte conclusiva del campionato.
Quest’anno il mercato di F1 non ha sconvolto così tanto gli equilibri interni ai team. A tal proposito balza all’occhio che ben otto scuderie, sulle dieci presenti lo scorso anno in F1, hanno infatti mantenuto inalterata la line up. Solo Lotus e Manor hanno scelto di cambiare piloti, con la Lotus che, una volta divenuta Renault, ha deciso per un’ulteriore intervento sulla coppia di piloti.
A fare i conti col mercato di F1 sono stati Maldonado, Stevens e Rossi, visto che Grosjean, che ha lasciato il sedile a Palmer in Lotus, ha firmato per l’esordiente Haas. Al loro posto hanno trovato spazio Magnussen, Wehrlein e Haryanto. Quasi tutti gli esperti di F1 e gli appassionati ritengono che il potenziale della griglia, grazie ai nuovi ingressi o ai ritorni, sia più elevato rispetto all’anno scorso, e che il mercato 2016 abbia riportato il merito nella scelta dei piloti da parte delle squadre. In parte è così.
Spiace personalmente per Maldonado, persona simpatica e pilota capace di fare belle cose nelle gare corse con il cervello acceso, ma è indubbio che Kevin Magnussen abbia un potenziale maggiore del venezuelano. Il pilota danese meritava un’altra chance in F1, dopo un 2014 non ottimo, ma sicuramente abbastanza valido. Il talento Magnussen lo ha, la combattività pure, e stavolta forse c’è anche l’appoggio incondizionato del suo team, mentre la McLaren non ha sempre riposto in lui la fiducia che avrebbe meritato. Wehrlein è uno dei giovani più interessanti in circolazione. Il titolo DTM, spesso appannaggio di piloti esperti e specialisti delle corse su ruote coperte, è un biglietto da visita di buon impatto per un debuttante in F1. Wehrlein è inoltre il pilota di punta del programma giovani della Mercedes e appare decisamente più forte rispetto a Stevens, l’uomo che andrà a sostituire in seno alla Manor. Haryanto in GP3 e in GP2 ha alternato prestazioni mediocri a risultati più che buoni. Nel 2015 si è fatto valere e ha spesso corso per le posizioni di vertice, anche se alla fine della fiera è stato più lento di Rossi, il pilota che c’era prima di lui in Manor. Se nei primi due casi Renault e Manor ci hanno guadagnato col cambio di pilota, qui non ci sentiamo di mettere la mano sul fuoco. Non è però scandaloso che la Manor possa fare una scommessa su Haryanto, che comunque in GP2 non ha fatto poi peggio di un Ericsson, che sarà in F1 per il terzo anno consecutivo.
Renault e Manor hanno certamente guardato al palmares e alle abilità dei piloti nella scelta della line up 2016, ma ancora una volta a farla da padrona sono stati i soldi e gli accordi commerciali. Purtroppo, aggiungeremmo noi. Maldonado non è stato fatto fuori dalla Renault a causa della sua striscia infinita di incidenti e punti gettati alle ortiche, ma perché non ha più potuto contare sui soldi della PDVSA. Quindi dentro Magnussen, che porta in dote alcuni milioni di euro, cortesia della Jack & Jones. Stevens aveva la sua valigia, ma la Manor Racing ora ha una partnership con Mercedes, e “paga” questa partnership mettendo in macchina Wehrlein. Rossi aveva qualche milione di euro di sponsor, ma nulla ha potuto contro la dozzina di milioni di euro messi sul piatto dal governo indonesiano per portare Haryanto in F1.
La F1 2016 avrà quindi un parco partenti più competitivo rispetto all’anno scorso, ma di certo le scelte di Renault e Manor sono state dettate prima dal contante, e poi dal talento. E difficilmente nel prossimo futuro il connubio tra piloti, sponsor e valigia si potrà spezzare. L’unica consolazione è che nel 2016 i piloti che hanno ricevuto una spinta per arrivare in F1 sono supportati da un palmares degno di rispetto.