Ogni anno gli appassionati di F1 dibattono sulle ragioni che portano la categoria più importante del motorsport a correre a Montecarlo. Le stradine del Principato sono strette, anacronistiche, e raramente permettono di vedere gare con tanti sorpassi in pista. A molti spettatori, così come a diversi piloti, il Gran Premio di Monaco non piace perché la gara vede un trenino di vetture procedere in fila indiana per tutti e 78 i giri, senza speranze di sorpasso.
Quello che tante volte non si riesce a comprendere è che la F1 non è solo sorpassi. La manovra di sorpasso è solo una delle componenti che regala emozioni e show, ma non è l’unico ingrediente che contribuisce a rendere grande il motorsport. La F1 è una competizione di velocità, con le vetture che devono cercare di essere veloci in ogni tipo di condizione e su qualsiasi tipo di circuito. Monaco è il posto che esalta di più le qualità dei piloti e l’essenza della F1. Riuscire a spingere al limite alle Piscine e alla Rascasse, frenare al limite in fondo al Tunnel, scodare sul traguardo con l’Antony Noghes, coi guardrail lì a pochi centimetri, è una sfida bellissima che nessun’altra pista di F1 regala. La vera sfida a Monaco non è, non deve essere, e non sarà mai il sorpasso, bensì rimanere in pista guidando al massimo, senza commettere uno sbaglio.
Già, perché a Monaco l’errore è sempre dietro l’angolo, e basta un niente per compromettere un weekend, per passare form hero to zero come direbbero gli inglesi. Lo sa bene Max Verstappen, cresciuto su piste piene di vie di fuga asfaltate, dove si può sempre guidare al limite e forse anche oltre, dato che un errore costa poco o nulla. Ieri l’olandese ha spinto come sulle altre piste, ma Montecarlo, che un circuito come gli altri non è, non lo ha perdonato.
Monaco è un posto speciale, che più di ogni altro esalta le qualità del pilota più che della macchina. Qui il pilota può veramente fare la differenza in positivo e in negativo. E’ il tracciato dove il pilota può metterci una pezza, tappando le falle della vettura con qualche giro monstre in qualifica. E’ la pista in cui anche un campione come Senna, se colto da un momento di distrazione, può sbagliare e gettare al vento una gara già vinta (GP Monaco 1988, ndr). Montecarlo è anche la pista che regala quasi sempre le qualifiche più belle, con distacchi molto contenuti e tanta incertezza sino alla bandiera a scacchi del Q3. La bandiera a scacchi, inventata da Antony Noghes, colui che ha creato il Gran Premio di Monaco.
Perché Monaco è storia, in un motorsport sempre più avaro di tradizione ed emozioni. Il Gran Premio di Monaco è mito e gloria, fascino e follia. E un giro al limite fra i guardrail di Monaco vale molto di più di 20 sorpassi artificiali col DRS.