Non c’è niente da fare: per vincere il titolo della Verizon IndyCar Series bisogna fare i conti con Will Power. Imprevedibile e folle, altalenante e spettacolare, il pilota del team Penske è sempre uno dei protagonisti principali di questo campionato. Dopo la gara di Toronto qualche addetto ai lavori stava già scrivendo il suo epitaffio, e invece Power ha dimostrato ancora una volta di essere vivo e velocissimo.
A Mid Ohio è servito un Newgarden monumentale e il tappo di Gutierrez per ostacolare il cammino di Power verso la vittoria. A Pocono, dopo una cinquantina di giri, il pilota del team Penske sembrava tagliato fuori dalla corsa per la vittoria, e invece una strategia azzeccata e una caution al momento giusto, unite a una straordinaria capacità di resistenza agli assalti degli avversari, hanno permesso al nostro di aggiudicarsi in modo incredibile la gara di Pocono e di rilanciarsi in chiave iridata. E in qualifica al Gateway, con la cinquantesima pole in carriera e il record della pista, Power ha dimostrato di poter ancora dire la sua nella corsa al titolo.
Nonostante sia il pilota più veloce del gruppo, Power ha vinto 29 gare e il titolo 2014. Un po’ poco, considerando le indubbie qualità del pilota australiano, che già nella stagione 2007 della Champ Car appariva come un predestinato. Power ha sempre avuto poca costanza di risultati, oltre a poca adattabilità alle situazioni negative. E in una serie come la IndyCar, dove l’imprevisto è dietro l’angolo, è fondamentale saper reagire quando accade un evento che scombussola i piani.
Tante volte sembrava arrivare il momento della svolta per la carriera di Power, e invece qualcosa è sempre andato storto e lo ha ricacciato giù. Tanti problemi tecnici. Qualche errore di troppo, come l’escursione sotto la pioggia in Alabama nel 2014 o la “botta” di Fontana 2012, col titolo perso all’ultima gara per un crash banale. L’infezione all’orecchio che l’anno scorso lo colpì dopo una pole da urlo nella gara inaugurale. Power nonostante tutto riuscì a rimanere in lotta per il titolo, ma nelle ultime due gare ecco ritornare la sfiga, traducibile in concreto con una chiusura orribile di Kimball a Watkins Glen e un problema meccanico a Sonoma, nel round finale della stagione, che assegnava punti doppi.
Anche quest’anno in poche occasioni tutto è filato liscio. Eppure Power è sempre lì, non molla mai e non si arrende. Nonostante quattro titoli persi all’ultima gara. Nonostante i problemi tecnici che sorgono sempre al momento sbagliato. Nonostante compagni di squadra che darebbero filo da torcere a chiunque. Con la sua testardaggine e la sua grande velocità sfida un destino che spesso gli è stato avverso e punta al titolo IndyCar 2017. Sarà durissima, perché recuperare 42 punti a un pilota talentuoso come Newgarden è una bella impresa. Ma se c’è un pilota in grado di compiere un recupero folle e sorprendente, questo è Power. Il mastino della IndyCar e la vera essenza della IndyCar.