I 57 giri del GP d’Australia hanno regalato un verdetto a dir poco sorprendente e di sicuro molto gradito a tantissimi appassionati italiani di Formula 1: la Mercedes non è più la forza dominante della categoria e la Ferrari ha realizzato una monoposto degna delle aspettative dei suoi tifosi.
La gara di Melbourne è stata vinta da un Sebastian Vettel convincente e determinato. Messi da parte tutti i problemi di adattamento avuti nella passata stagione alla SF16H, e dimenticati i numerosi sfoghi via radio culminati con gli insulti al direttore di gara Charlie Whiting nel GP del Messico, il pilota tedesco ha cominciato il 2017 nel modo migliore possibile. La Ferrari gli ha finalmente dato una vettura, la SF70H, veloce e stabile in uscita dalle curve lente, e questo è bastato a Vettel per tornare ad essere il pilota fenomenale ammirato ai tempi della Red Bull e nel suo primo anno a Maranello. Bravissimo al sabato, con quel terzo settore record che gli è valso la seconda posizione davanti a Bottas, perfetto in gara nello stare attaccato ad Hamilton, inducendo così la Mercedes a sbagliare la strategia.
Grandi meriti a Vettel per il trionfo di Melbourne, ma tanti sono gli artefici del successo del Cavallino Rampante nella prima gara del 2017. Lo staff tecnico di Maranello, guidato dagli italianissimi Mattia Binotto e Simone Resta, ha compiuto un lavoro egregio negli ultimi sei mesi, e i grandi sforzi profusi si sono tradotti in una SF70H competitiva sul giro secco e sul passo gara. Al momento dell’addio di Allison, chi scrive non esitò a definire sbagliata la promozione di Binotto a direttore tecnico: pur riconoscendo il valore dell’uomo e la competenza acquisita negli anni di lavoro a Maranello, un motorista come dt suonava come una scelta di ripiego per mancanza di alternative. Mai più felice di essermi sbagliato! Binotto e il suo staff hanno lavorato in silenzio, sfornando una buona macchina e interpretando al meglio il cambio regolamentare, cosa insolita per la Ferrari visti i precedenti del 2005, 2009 e 2014. Alla luce di quanto messo in mostra nei test di Barcellona e a Melbourne, è giusto dare maggior credito a Binotto, e nel mio piccolo gli devo delle scuse per aver espresso dei giudizi troppo affrettati in merito alla sua adeguatezza al ruolo di direttore tecnico.
A Binotto, Resta e Arrivabene devono delle scuse anche molti cosiddetti “insider” e testate di un certo rilievo, che da febbraio ce l’hanno menata raccontando di una Ferrari poco competitiva, che per l’ennesima volta aveva sbagliato in pieno il progetto della monoposto, tanto da correre ai ripari con una Versione B della SF70H da utilizzare a partire dal GP della Spagna. Perché uno dei problemi della nuova Rossa era quello del “passo corto”, fattore penalizzante rispetto al “passo lungo” della Mercedes, la cui W08-Hybrid ci è stata definita veloce prima ancora di vederla in pista, contrariamente alla Ferrari “peggiore delle attese” e bocciata già nella fase prenatale. E fu così che a Melbourne, con una buona pace di certi “insider”, la Ferrari a “passo corto” da cestinare ha battuto la performante W08-Hybrid. E chissà cosa avrebbero potuto fare Vettel e Raikkonen se avessero guidato una Ferrari a “passo lungo” al posto della deludente SF70H a “passo corto”!
Nel frattempo è emersa una notizia (questa sì reale e confermata!) sulla veloce e impeccabile Mercedes: la W08-Hybrid pesa troppo, e i tecnici di Brackley stanno lavorando duramente per renderla più leggera, così da poter sfruttare la zavorra per migliorare l’assetto della macchina. Toto Wolff non ha detto esplicitamente che la monoposto pesa più del limite minimo fissato dal regolamento in 728 kg, ma ha ammesso pubblicamente il problema. Quello del peso è un guaio non da poco, ma i tedeschi hanno tutto il potenziale umano e tecnico per risolverlo e tornare al top. Difficilmente commetteranno errori di strategia clamorosi come a Melbourne, e a Stoccarda hanno risorse e mezzi per sviluppare egregiamente la Freccia d’Argento di Hamilton e Bottas.
Occhio ai tedeschi quindi, perché mentre tutti noi siamo in attesa della Ferrari a passo lungo, arriva la Mercedes con la panciera.