La Verizon IndyCar Series aveva messo in preventivo la possibilità di una battuta d’arresto dopo la sensazionale gara d’apertura del campionato a St.Petersburg, e infatti all’ISM Raceway non è andata in scena una corsa da ricordare. Il secondo appuntamento stagionale della IndyCar, primo in assoluto su ovale, ha regalato poche emozioni e solamente il finale è stato elettrizzante, grazie a una caution provocata dal crash di Jones che ha regalato un rush finale di otto giri stellare.
L’ovale di Phoenix ha delle criticità ben note, una delle quali è la presenza di una sola traiettoria ideale, che rende molto difficile ai piloti tentare manovre di sorpasso. L’organizzazione della serie, i gestori dell’impianto e la Firestone hanno provato a gommare la pista nei giri antecedenti la corsa per creare una seconda linea percorribile, ma l’intento non ha trovato grandi riscontri. La traiettoria più esterna era meno penalizzate degli altri anni, ma non aveva lo stesso grip rispetto alla linea più interna. E quando il degrado delle gomme ha cominciato a farsi sentire, chi è rimasto più all’esterno ha pagato un prezzo molto alto; basti pensare a Fittipaldi, Jones e Power.
Proprio il pilota australiano ha parlato della mancanza di azione nell’ultima gara e ha detto: “L’unico modo che hanno per far sì che a Phoenix si possa superare è organizzare una sessione di prove di 15-20 minuti prima delle qualifiche, obbligando tutti i piloti a seguire la linea esterna. Non c’è altra alternativa per migliorare l’ovale. E’ una pista con una sola traiettoria purtroppo. La IndyCar ha fatto un grande lavoro nel migliorare la macchina: ci sono molte meno turbolenze e probabilmente adesso ci sono più sorpassi, ma rimane sempre difficile superare. Senza una seconda linea si sbatte contro il muro appena si mettono le ruote un po’ più all’esterno della traiettoria ideale. Nessuno se la sente di rischiare e attaccare in queste condizioni. La vettura però è molto buona, e su questo la IndyCar ha fatto un bel lavoro”.