Nel gran premio di Suzuka 2014, abbiamo assistito ad uno degli incidenti più macabri e assurdi che la storia della Formula 1 ricordi. Il povero Jules Bianchi al volante della sua Manor si schiantò letteralmente contro una ruspa, entrata in pista per rimuovere una Sauber ferma contro le barriere. La vettura di Formula 1 arrivò a colpire il mezzo dei commissari con tantissima velocità, tanta da alzarlo letteralmente e conficcarvisi sotto. Il giovane francese riportò danni gravissimi alla testa, troppo per essere curato…come purtroppo tutti ricordiamo. Da allora la federazione internazionale e la F1 stessa , hanno profuso tanto impegno nel migliorare la sicurezza dei piloti, soprattutto nel prevenire e gestire incidenti del genere. Da quel giorno ha trovato sempre più spazio, a mio modesto parere troppo, la Virtual Safety Car, anche in occasione di incidenti o guasti di lieve entità ( sul suo scandaloso utilizzo e regolamento ne ho già ampiamente parlato nell’ultimo articolo ).
Oltre alla revisione delle situazioni di pericolo in pista però, il cambiamento ( per ora ancora non definitivo ) più importante, e che suscita maggiore curiosità, è il sistema Halo. Una struttura in carbonio rinforzata applicata nella zona sovrastante l’abitacolo, volta a proteggere la testa dei piloti da eventuali impatti contro delle barriere o mezzi di soccorso, come nel caso del povero Bianchi. Inoltre dovrebbe rivelarsi molto utile in caso di detriti sollevati o persi dalle vetture che precedono, e perché no, da ruote che magari ritornano in pista dopo una violenta collisione. Per adesso abbiamo visto l’Halo in pochissime occasioni, magari per qualche giro di ricognizione in alcune FP1 e poco altro. Ovviamente alle prime immagini diffuse, la reazione dei tifosi non è stata positivissima…anzi! Tra le tante critiche lette ed ascoltate, due su tutte hanno monopolizzato articoli e telecronache: la mancanza di appeal estetico, anzi l’imbruttimento delle attuali F1 ( che già di per se… ), e gli eventuali problemi che darebbe ai piloti in caso di cappottamento, e quindi di abbandono dell’abitacolo a vettura rovesciata. Ora, per quanto mi riguarda concordo in entrambi i casi. Le vetture sono effettivamente ancor più brutte, ma nel caso l’Halo dovesse garantire grande sicurezza ai piloti, a quel punto allora chi se ne frega dell’estetica, ci abitueremo anche a questo. Dopo il colpo al cuore del 2009 posso accettare quasi tutti i compromessi estetici. Per la questione cappottamento è ovvio che una struttura del genere impedisca ad un essere umano di uscire da quei minuscoli abitacoli, e soprattutto in caso di incendio potrebbe creare davvero un pericolo in più. Questo è quello che penso di questi due argomenti che vanno per la maggiore, ma personalmente trovo l’Halo inutile a prescindere, non solo per queste due possibili problematiche. Se ci rifletto non riesco a trovare un pro a questa idea. L’unica cosa che potrebbe fare discretamente è proteggere i piloti da eventuali ruote che arrivano addosso alla vettura, come accade al giovane figlio di Surtees, Henry, morto nel 2009 durante una gara di Formula 2 a Brands Hatch dopo essere stato colpito alla testa da un pneumatico vagante. Lo stesso incidente che subì Massa nel 2009 a Budapest, con la molla posteriore della Brown di Barrichello che lo colpì in pieno volto, sarebbe stato identico anche con l’adozione dell’Halo. Nel caso di Bianchi invece, non saprei dare una risposta. Forse una struttura del genere non avrebbe resistito ad un impatto cosi violento, forse si, forse avrebbe leggermente deviato la Manor quel minimo da evitare l’impatto della testa…chissà. Detto ciò, l’introduzione dell’Halo è stata rimandata ( nel caso ) al 2018, quindi non è ancora detto che lo vedremo sicuramente sulle monoposto di Formula 1.
L’impressione dunque, non solo mia, è che l’Halo sia una mezza soluzione, studiata male ed in fretta, per porre rimedio a problematiche che le monoposto a ruote scoperte avranno sempre in quanto tali. Se si vuole proteggere i piloti da colpi alla testa, detriti, cappottamenti e via dicendo, c’è una sola soluzione: il cockpit chiuso. È presente in altre categorie, è stato ampiamente testato e sviluppato nel corso degli anni, garantisce una visibilità comunque pari se non superiore all’Halo se fatto in un certo modo, ed anche se poco rilevante, potrebbe rendere addirittura più accattivanti le monoposto. Nel WEC abbiamo assistito ad incidenti spaventosi, su tutti quelli occorsi alle Audi R18 a Le Mans nel 2011 e nel 2014, eppure i piloti sono usciti con le loro gambe in tutti questi casi, quasi sempre illesi. Ovviamente anche un cockpit chiuso ha degli svantaggi, come la visibilità laterale, le alte temperature, e per i possibili nostalgici, lo “snaturamento” della categoria. Fossi un pilota però, preferirei due montanti laterali con tetto e parabrezza, che un arco di metallo con “un’asta” davanti agli occhi. Inoltre, i problemi di visibilità avuti nel WEC erano causati quasi sempre dalla posizione di guida troppo bassa rispetto ai passaruota, che ostruivano ancora più la visibilità laterale, con i nuovi regolamenti questo problema è stato ridotto a,piamente. Con questa soluzione non si avrebbero problemi con i detriti, con le possibili ruote che volano via, con i cappottamenti e con scontri frontali tipo Suzuka 2014.
Chiudo dicendo che: fosse per me lascerei le monoposto “aperte”, ma ovviamente io non rischio la vita ad oltre 300 km/h, ed una mera questione di abitudine ed estetica vale zero in confronto alla sicurezza dei nostri eroi. FIA, FOM,Bernie, Charlie, se proprio dovete trovare una soluzione, che lo sia al 100%, un bel cockpit studiato come si deve, con gli abitacoli adattati alle maggiori dimensioni che evidentemente servono, e via l’indecente Halo. Si potrebbe risolve uno degli ultimi punti deboli di queste ( sicurissime per il resto ) Formula 1, e non si perderebbe troppo in estetica…anzi. Guardare i progetti ( molto futuristici e non a ruote scoperte ) di Red Bull e McLaren per credere.
Sotto, in foto, due prototipi privi di musetto anteriore causa incidente. Queste immagini possono “ispirare” in modo meno futuristico una possibile “monoposto coperta”.