La stagione 2016 di Formula 1, oltre allo scontro al vertice tra Hamilton e Rosberg, l’ascesa di Verstappen e l’altalenante stagione della Ferrari, ha riportato un avvenimento forse cruciale per i prossimi decenni. Liberty Media, colosso delle telecomunicazioni americano, ha deciso infatti di “acquistare” la massima serie dell’automobilismo, mettendo fine all’epopea Ecclestone. Già da tempo ormai, si facevano sempre più insistenti le voci di un possibile avvicendamento al comando del Circus, ma certamente non si ci aspettava una mossa finanziaria così spregiudicata in questo particolare periodo storico. Si perché tutto si può dire, tranne che la Formula 1 stia vivendo il suo momento di massimo splendore, quantomeno dal punto di vista mediatico. I primi “sentori ufficiali” sono arrivati in occasione del GP di Monza, quando si è sparsa nel paddock la notizia che un grosso gruppo americano avrebbe rilevato la maggioranza delle quote della FOM. Tutto ciò ovviamente tramite CVC Funds, che ha sede in Lussemburgo,e che nel 2006 acquistò prima la Formula 1 e nel 2007 poi la GP2. Dopo aver guadagnato qualche miliardo, che non fa mai male, hanno spianato la strada a Liberty Media, per una mossa finanziaria di circa 8 miliardi di dollari, utili a rilevare il 33,5 % del Circus. Liberty Media nasce nel 1991 in Colorado USA, per mano di John C. Malone, attualmente uno dei 200 uomini più ricchi del pianeta secondo Forbes. Quattro anni dopo la società si fonde con Tele-Comunications Inc., diventando una delle maggiori società di telecomunicazioni negli States. Negli ultimi 20 anni la società è continuata a crescere senza sosta, diventando un vero e propio impero, che ad oggi va ben oltre le sole reti TV. Una delle divisioni della società madre possiede gli Atlanta Braves ( squadra di baseball ) e lo stadio dove gareggiano, un’altra divisione ancora possiede tantissime quote di diverse società mediatiche e non, mentre la terza ed ultima possiede la Discovery Communications. Quest’ultimo gruppo è formato da tantissimi canali TV trasmessi in tutto il globo, tra cui i vari canali Discovery ed Eurosport. Ritornando all’investimento in F1, qualche mese fa era stata indicata nel 17 gennaio 2017, cioè oggi, la data in cui gli azionisti si sarebbero riuniti per dare in via definitiva l’ok all’acquisizione. La procedura dovrebbe andare in porto completamente ad Aprile 2017, sarebbe a dire a mondiale appena iniziato.
Cosa dovremmo dunque aspettarci da questo “passaggio di consegne”? La Formula 1 ne beneficerà…o sarà un cattivo affare per noi tifosi? Ovviamente ai posteri l’ardua sentenza, ma qualche idea me la sono fatta, soprattutto ricordando ed analizzando cosa è stato dichiarato dai rappresentanti del gruppo americano. Uno su tutti, lui: Chase Carey, che in compagnia dei suoi bei baffoni da cowboy ha fatto irruzione nel paddock di Singapore, in occasione proprio del GP di Formula 1, qualche settimana dopo che l’acquisizione era “iniziata”. Il 62enne ex vicepresidente della 21st Century Fox sarà il nuovo presidente del Circus…si un americano con i baffi bianchi rivolti all’insù! In questo scenario, Ecclestone ha ancora un contratto da amministratore delegato per i prossimi tre anni, ma scommetto che la sua opinione andrà “scemando” di valore rapidamente, anzi con tutta probabilità non porterà a termine il suo incarico. Le prime intenzioni del buon Carey, che a parte l’aspetto peculiare è un asso nel suo campo, sono quelle di rendere la Formula 1 più attraente per i giovani e soprattutto farla crescere in America, dove ancora non è particolarmente seguita. Due delle prime idee proposte, per esempio, sono state il badget cup e una “mini gara” al sabato. Ora, primo problema: Carey non ha assolutamente nessuna esperienza nell’automobilismo, il che potrebbe tranquillamente non essere un problema, nel caso si circondi delle giuste competenze e intenzioni. Ma proporre un tetto alle spese, che per anni è stato discusso e ridiscusso venendo sempre rifiutato a suon di no dai top team, oppure la mini gara al sabato che sostituisce le prove libere e qualifiche, proprio no! Almeno informatevi sulla storia quantomeno recente di questo sport, la Formula 1 non può avere un limite spesa di 150 milioni ( questa la proposta ), ridicoli se vengono paragonati agli oltre 400 di Mercedes, Red Bull e Ferrari. Deve invece trovare il modo di controllare la spesa dei vari team, evitando per esempio investimenti esagerati per dei simulatori, che nascono in alternativa ai pochi test, nati a loro volta ( anzi morti.. ) per ridurre i costi…! Ma in questo caso saranno ovviamente ancora una volta i team ad opporsi, spero. Sulla questione della garetta al sabato non mi esprimo nemmeno! Per quanto riguarda la “vendibilità” del marchio Formula 1, non ho dubbi che verrà fatto un lavoro di rilievo, vista la natura di Liberty Media e del presidente Carey, soprattutto rivolto alle nuove piattaforme che stanno sempre più prendendo il largo. Il fatto però di dover incrementare la “visibilità” della F1 in America, un po mi spaventa. Nel senso: ben venga una maggiore affezione dei fan statunitensi, ma a che prezzo? Il motorsport a stelle e strisce non è proprio come noi europei lo intendiamo, non che sia migliore o peggiore, semplicemente non è la stessa cosa. Negli States, lo show a 360 gradi e la “semplicità” fine all’esaltare l’uomo, l’eroe di turno, è intrinseca nei loro campionati di punta, purtroppo però non fa rima con la nostra visione di motorsport. Per noi, soprattutto in Formula 1, la diversità tecnologica, la continua ricerca della soluzione vincente, del limite massimo possibile, la sfida tecnica all’ennesima potenza, sono fondamentali. L’IndyCar è bella perché è l’IndyCar, la NASCAR anche, ma la Formula 1 è bella perché è il massimo, e chi vi gareggia deve trovare la sua strada per la vetta, dal pilota, al meccanico, all’ingegnere. Quindi se vogliono portare il contorno che c’è nelle gare americane ben venga, ma non andiamo ad intaccare il senso di questa categoria, grazie.
Infine, una questione che personalmente mi spaventa molto, e questa volta non dipende dal come venga studiata e “messa in campo”. Sto parlando del mondo delle scommesse. Greg Maffei, capo di Chase Carey alla Liberty, durante una conferenza stampa con Goldman Sachs a New York, indicò nel gambling on line la vera fonte di guadagno della F1 del futuro. Ecco su questo argomento mi sento di dover fare un elogio ad Ecclestone, che se negli ultimi anni ha evidentemente perso il polso della situazione, facendo scelte poco felici per la Formula 1, è anche vero che non ha mai voluto avvicinarsi a quel mondo che ha rovinato purtroppo tanti campionati sportivi…e noi in Italia ne sappiamo qualcosa. “In Formula 1, al di fuori degli Stati Uniti, ci sono grandi opportunità legate alle scommesse, nessuna delle quali attualmente è stata capitalizzata”, queste furono le testuali parole di Maffei. Tutto ciò mi preoccupa e non poco, conoscendo il business che gira intorno al Circus. Insomma un quadro complessivo che vede: il maggior sfruttamento dei contenuti digitali, l’uso “sconsiderato” ( statene certi ) dei social-media, GP show più coinvolgenti ( questo lo promettono tutti da sempre in effetti.. ) e la gestione delle scommesse, che attualmente è gestito solo da case come William Hill ecc. Il mondo va avanti, le persone cambiano, le società cambiano, gli stati cambiano, lo sport cambia, e cambia soprattutto “un’azienda privata” come la F1. Ma siamo proprio sicuri che sostituire un “dittatore” anziano con le idee ormai confuse, ma con una vita passata tra i circuiti di tutto il mondo, con un ex vicepresidente di un canale TV appartenente ad una corporazione americana estremamente ricca e potente, che fa le conferenze stampa con le grandi banche d’investimento e punta alle scommesse per guadagnare soldi sia il futuro?! Io sono il primo a dire che l’era Ecclestone è terminata, e da un pezzo, vista la gestione degli ultimi anni di questo mondo, “aiutato” dalla FIA. Ma a fronte di tutto ciò non vorrei finire per l’appunto, dalla padella alla brace!