Finita nell’occhio del ciclone dopo il Gp del Belgio per l’esplosione della gomma posteriore destra di Vettel e Rosberg, la Pirelli ha cercato di difendere sino in fondo la qualità delle gomme di F1 da lei prodotte, escludendo difetti di progettazione o fabbricazione degli pneumatici.
Il gommista italiano ha poi rilanciato per bocca del direttore di Pirelli Motorsport Paul Hembery, chiedendo di poter svolgere più test in pista per poter provare sul campo, e con vetture di F1 aggiornate, le gomme portate sui circuiti di tutto il mondiale. Del resto un fornitore di pneumatici come fa a sapere se una gomma è buona se non ha la possibilità di vederla effettivamente testata?
Ebbene: la richiesta di Pirelli di avere più test in pista è stata rigettata al mittente. Ma non finisce qui. Il fornitore di pneumatici della F1, che dall’anno prossimo cambierà radicalmente le mescole soft e super soft delle sue gomme, ha proposto di poter svolgere una due giorni di prove ad Abu Dhabi nei giorni successivi all’ultimo gran premio del campionato. Una soluzione che avrebbe permesso alla Pirelli di accumulare dati, ai team e ai piloti di provare le nuove gomme, contenendo però i costi.
Tutte le squadre, eccezion fatta per la McLaren, hanno respinto anche questa richiesta. Voci provenienti dal paddock riferiscono che i rappresentanti in pista della Pirelli sono letteralmente furibondi per la continua impossibilità di poter testare in pista le proprie gomme. Grande è la rabbia anche nei confronti dei team, che spesso lanciano accuse contro la scarsa qualità delle gomme “italiane”, per poi rifiutare di provarle in pista quando viene loro proposta l’occasione.