Sono passati due mesi dall’ultima volta che il padre di Jules Bianchi, Philippe, ha parlato alla stampa delle condizioni del figlio, affermando che la situazione era sempre la stessa, senza nessun apparente miglioramento. E oggi, proprio Philippe, in un’intervista a Radio France Info, si è lasciato andare ad un triste, quanto realista pessimismo, viste le condizioni gravi immutate dall’incidente di Suzuka del 5 ottobre 2014: “E’ difficile andare avanti così. E’ come una tortura giornaliera. E’ situazione massacrante, almeno per me, perché non siamo in grado di aiutarlo come vorremmo e tutto questo è peggio di una morte“.
Poi, parlando del decorso clinico che avrebbe dovuto affrontare Jules per poter migliorare, ha detto: “Per vedere qualche miglioramento, doveva succedere qualcosa nei primi sei mesi. Purtroppo ne sono passati nove dall’incidente e non è successo niente di positivo. Jules non si è mai svegliato e la situazione è rimasta sempre critica. Ormai non sono più molto ottimista come lo ero nei primi mesi dopo l’incidente, quando si poteva sperare e pregare per qualche segno di ripresa. Arrivi in un momento in cui devi realizzare bene tutto e capire quanto sia realmente grave la situazione. Se anche Jules dovesse sopravvivere, lo farebbe con una disabilità troppo grande e sono certo che non è quello che vorrebbe. Noi due parlammo dopo l’incidente di Schumacher sugli sci e mi disse che, se gli fosse mai successa una cosa simile, e non avesse più avuto modo di salire in macchina, quella per lui non sarebbe stata una vera vita. Le corse sono la vita di Jules“.