P1. Gabriele Tarquini: 10 e lode – 5 vittorie, 8 podi e 2 pole
Il Cinghio ritorna nel Mondiale Turismo dopo un anno di pausa in cui si è dedicato allo sviluppo del gioiello che gli ha regalato il secondo titolo iridato: la Hyundai i30N TCR. Con la vettura coreana ha avuto un ottimo feeling fin da subito centrando due vittorie nel week-end inaugurale di Marrakesh e mostrandosi subito come uno dei contendenti al titolo di campione. Bisogna imputargli due errori abbastanza gravi come l’incidente in Gara 3 allo Slovakiaring o l’errore in qualifica a Macao, i quali hanno rischiato di fargli perdere il mondiale. Nonostante tre week-end a secco di punti a causa del Balance of Performance, è comunque riuscito a sopperire alle carenze non sue mostrandosi costante lungo tutta la stagione.
P2. Yvan Muller: 10 – 3 vittorie, 12 podi
L’alsaziano merita questo voto perché ha comunque perso il titolo per soli 3 punti dopo 30 gare. Forse un filo meno costante dell’avversario, ma con qualche errore in meno alle spalle, paga diversi problemi sulla sua vettura e qualche incidente in cui non è stato coinvolto. Probabilmente al netto degli errori e dei problemi avrebbe meritato più lui il mondiale che lo avrebbe portato a quota 5, rendendolo ancora più leggenda. A differenza dello storico rivale, con cui condivide l’anno sabbatico, si è ritrovato tra le mani il volante della i30 solo quest’anno, dato che la passata stagione ha ricoperto il ruolo di test driver per Volvo. Non male! D’altronde non è quattro volte campione del mondo per caso.
P3. Esteban Guerrieri: 9 – 2 vittorie, 6 podi
A sorpresa l’argentino strappa il terzo posto nell’ultimo appuntamento di Macao piazzando la sua Honda in mezzo a tre Hyundai, ovvero la migliore vettura del lotto. Dopo essere stato promosso come sostituto di Monteiro nel 2017 e confermato come pilota Honda per questa stagione, ha mostrato di meritare il posto con una vettura inferiore anche all’Audi piazzandosi sul terzo gradino del podio mondiale. Purtroppo pochi acuti per il sudamericano che ha fatto più che ha potuto, ma non bisogna rimproverargli assolutamente nulla.
P4. Norbert Michelisz: 7 – 1 vittoria, 5 podi e 3 pole
E’ l’unico dei quattro piloti Hyundai a non vantare un titolo mondiale e riesce comunque ad arrivare davanti a uno di questi. Troppi errori gli impediscono di salire sul podio mondiale lasciandolo a Guerrieri. Tra questi l’incidente con Huff al Nordschleife e quello con Muller a Zandvoort che da un pilota della sua esperienza non ci si dovrebbe aspettare. Coglie l’unica vittoria stagionale nella gara in cui tutti i suoi diretti avversari si sono buttati fuori a vicenda, ovvero in Gara 3 allo Slovakiaring. Rimandato alla prossima stagione in cui si spera possa inserirsi con più forza nella lotta per il titolo, quando quest’anno è arrivato in corsa a Macao solo grazie alla matematica, a differenza di Tarquini, Muller e Bjork.
P5. Jean-Karl Vernay: 8 – 4 vittorie, 5 podi e 2 pole
Il campione 2017 del TCR International Series è il primo dei piloti Audi. Ha un voto in più di Michelisz perché è stato il secondo pilota più vincente di questa stagione nonostante la vettura fosse un gradino sotto e talvolta anche due o tre. La filosofia di questa stagione è quella del “Vado a podio solo se vinco… o quasi”. Vince il confronto con Thed Bjork, altro campione in carica, anche se la sua RS3 era di certo inferiore alla i30 dell’avversario. Anche lui arriva all’ultima gara in lotta per il titolo solo matematicamente, ma più di così non poteva fare.
P6. Pepe Oriola: 8 – 1 vittoria, 6 podi
Uomo di punta della Cupra (ex SEAT) dai tempi del WTCC, Oriola si conferma essere un giovane talento molto promettente. A soli 24 anni guida a livelli di grandi esperti della categoria e con una Cupra TCR che ormai tira le cuoia ed è prossima alla pensione riesce addirittura a essere in lotta per il titolo fino alla 28esima gara della stagione. Coglie risultati migliori di piloti con vetture migliori. Speriamo di rivederlo in pista anche la prossima stagione, magari con una nuova versione della Cupra più forte, che possa dare allo spagnolo una vera chance di giocarsi il titolo.
P7. Thed Bjork: 5 – 4 vittorie, 7 podi e 6 pole
Ok, che ha vinto quattro gare in stagione, una in meno di Tarquini, e che è il pilota più veloce delle qualifiche, però il campione in carica del WTCC con la vettura migliore del lotto non può permettersi di arrivare settimo su sette piloti giunti a Macao a giocarsi il titolo. Oltretutto accusando un ritardo di 60 punti dal compagno di squadra, essere sopravanzato da una Honda, un’Audi e una Cupra e arrivare a pari punti con una Volkswagen. Troppi errori caratterizzano in negativo una stagione che avrebbe potuto vederlo sul gradino più alto del mondo per la seconda volta consecutiva. Pareggia in ottica vittorie il duello con l’altro campione Vernay, ma lo perde in termini di punti e dal rapporto risultati/forza della vettura.
P8. Rob Huff: 6– – 2 vittorie, 8 podi e 4 pole
Buona stagione con alti e bassi dettati per lo più dalla forza in campo della sua Golf TCR che la quarta forza in campo. Riesce a ottenere ottimi risultati quando ne ha l’occasione e mostra tutta la sua qualità da campione quando c’è da dare il 101% in pista. Due step superiore a Mehdi Bennani. Il meno è dovuto all’orrore di Vila Real dove chiude la vena e butta a muro il suo compagno di squadra vanificando una possibile doppietta per la casa di Wolfsburg e oltretutto quello che sarebbe potuto essere più redditizio week-end per il Sebastien Loeb Racing di tutta la stagione.
P9. Frederic Vervish: 6.5 – 1 vittoria, 7 podi
La sua stagione inizia in salita, ma una volta trovata la quadra riesce ad inanellare una serie di risultati positivi infilando 3 podi nelle prime 4 gare a punti. Sul finale di stagione è riuscito a trovare la costanza giusta che il prossimo anno può farlo partire con il piede giusto per risultati decisamente migliori. Non manca la buona dose, a volte eccessiva, di aggressività che lo rendono un pilota ostico da affrontare. Il prossimo anno può dire la sua.
P10. Yann Ehrlacher: 6 di incoraggiamento – 2 vittorie, 3 podi
Partito bene, ottiene da subito risultati migliori rispetto al ben più esperto compagno di squadra Esteban Guerrieri. La prima parte di stagione lo vede nelle posizioni di testa a giocarsi il titolo con lo zio Yvan Muller e Gabriele Tarquini. Fino alla pausa estiva la sua stagione è stata da 10. Al ritorno dalla vacanze il francese subisce un crollo di prestazioni che lo fa sprofondare in classifica e cadere nel dimenticatoio. Spero che la prossima stagione riesca a mantenere la costanza vista agli albori di questa perché la stoffa c’è e l’hanno vista tutti, con grande sorpresa.
P11. Aurelien Comte: 7 – 1 vittoria, 5 podi
A bordo di una Peugeot 308 che è la penultima delle vetture per competitività nel corso di questa stagione, riesce comunque a ritagliarsi il suo spazio ottenendo risultati più che sorprendenti. Dà la paga al compagno di squadra Mat’o Homola (P17: 3 – 1 vittoria, 1 podio) che ad esclusione della sua gara di casa non lo si è mai visto, infatti il francese ha rifilato circa 150 punti di distacco tra sé e lo slovacco.
P12. Mehdi Bennani: 3 – 1 vittoria, 3 podi
Letteralmente anonimo. Fa il compitino andando a punti, ma fa molta fatica a trovare il giusto feeling con la sua Golf. Al decimo anno nel Mondiale Turismo ci si aspettava qualcosa di più, ma ancora fatica a tenere il passo dei compagni di squadra. Peccato!
P14. Kevin Ceccon: 8 – 1 vittoria, 2 podi e 1 pole
Arriva in Slovacchia, per la prima volta si siede al volante di una vettura turismo e subito fa il fenomeno. In pochi chilometri lui e la Giulietta entrano in piena sintonia, nemmeno corresse con questa vettura da anni. Si adatta bene a questo mondo e riesce a portare a casa una pole, tre prime file, due podi tra cui anche una vittoria. Che dire di più? Ha fatto molto più di altri piloti con la “pecora nera” dello schieramento e metà delle gare disputate. Con un’Alfa migliore il prossimo anno potrebbe seriamente regalarci qualche emozione in più.
P23. Tom Coronel: 2
E’ sicuramente la grande delusione di questa stagione. Qualsiasi vettura abbia guidato, sia essa una Seat, una BMW o una Chevrolet, si è subito adattato alle sue caratteristiche cogliendo ottimi risultati e facendo impazzire il pubblico. Quest’anno, invece, con la Honda non lo abbiamo proprio visto. Quasi sempre fuori dalla zona punti, ad eccezione di sei occasioni su 30 gare; un po’ poche. Dispiace vederlo arrancare perché il pilota c’è, ma quando non si crea l’armonia, i risultati faticano ad arrivare. Speriamo sia solo una stagione no.
P24. Fabrizio Giovanardi: S.V.
Non mi sento di attribuire un voto al grande ‘Piedone’ che ha fatto la storia delle categorie turismo ai tempi dell’Alfa Romeo. Proprio un’Alfa che ci ha restituito un grande come se fosse uno qualunque. La prima parte di stagione assolutamente deludente, dal punto di vista delle prestazioni della vettura del Biscione, non permette a Giovanardi di dire la sua. Verso metà stagione si iniziano a vedere i primi spiragli di luce e l’emiliano inizia subito ad esaltarsi. La sintonia con la Giulietta non arriva ad ogni gara e quindi da entrambe le parti è arrivata la decisione di chiudere il rapporto. Se solo ci fosse stata la connessione tra anima della vettura e piede del pilota, ci saremmo sicuramente divertiti ad ogni gara come in Slovacchia.