ANDREA DOVIZIOSO, 10 e lode – Chissà che sensazione dà, dopo un’intera carriera motociclistica improntata sul raziocinio, sbrogliare le redini dell’auriga, montare sul cavallo nero e abbandonarsi, per una manciata di istanti, alla illogica ed inebriante follia di un sorpasso all’ultima curva su Marquez. Andrea si è finalmente appropriato dell’ultima skill propedeutica a diventare campione: l’unire, concretamente, l’illogico al logico. Una pazza idea, in attesa dell’Iride.
MARC MARQUEZ, 9 – Passi la scelta della gomma sbagliata; passino anche le difficoltà conseguenti. La sostanza dei fatti, nuda e cruda, mostra che Marquez si è freezato, ancora una volta, nel corpo a corpo, all’ultima curva, con Dovizioso. L’unica nota stonata nel pentagramma della perfezione.
FABIO QUARTARARO, 9 – Fabio è l’emblema della gioventù pura, spensierata, arrembante, ma al contempo incredibilmente matura e responsabile. Una gara, per il mezzo a disposizione, da 92 minuti di applausi.
VALENTINO ROSSI, 8.5 – La teoria dell’inversa proporzionalità fra Rossi e la Yamaha oggi va a prendersi un caffè. Gara solida dell’evergreen nove volte iridato, pimpante e grintoso nei primi giri di rimonta come non succedeva da un bel po’ di tempo. Ora la sua M1 è pronta per tentare la Cavalcata delle Vittorie.
MAVERICK VINALES, 7.5 – “Luglio, col bene che ti voglio, m’hai rovinato Vinales“. Lo spagnolo sembra essersi rituffato, senza troppi patemi, nella pericolosa spirale dell’anonimato. Tornado impetuoso fino al sabato pomeriggio, bavetta innocua di scirocco alla domenica. Ah, la costanza…
ALEX RINS, 7.5 – Porta la Suzuki al massimo risultato possibile, senza però accendere la miccia nei primi giri come suo solito. Qualche istante in seconda posizione, poi risucchiato insindacabilmente dalle Yamaha.
FRANCESCO BAGNAIA, 9 – Deve averne sentite tante in questi mesi il buon Pecco. Le sue orecchie devono aver fischiato così tanto da fargli urlare “Basta!“, spegnere, resettare tutto e riaccendere il motore del cervello con una nuova chiave: quella della sicurezza. La prestazione di Bagnaia, sia in qualifica che in gara, è un sonoro schiaffo morale a tutte le vessazioni perpetuate dai critici nei suoi confronti. Ma, soprattutto, si spera che sia la chiave di volta che possa tenere in equilibrio talento e prestazioni.
MIGUEL OLIVEIRA, 9 – “Inosservato speciale“: questa la sintesi della prima metà 2019 di Oliveira. Lontano da assillanti sguardi, attese e commenti di tifosi, televisioni e social, Miguel ha costruito pian piano un piccolo capolavoro, facendo sempre più sua la KTM e arrivando a cimentarsi in weekend solidi e prestazionali come quello austriaco. Perla rara.
DANILO PETRUCCI, 5.5 – Quando si ha l’arte – o la sfiga – di incasinarsi la vita, la mazzata arriva diretta e senza filtri. Urge rapido reset, per tornare a gioire come il compagno rosso lassù.
FRANCO MORBIDELLI, 6 – L’anello debole della Yamaha. Duole dirlo, ma Morbido non eccelle in alcuna condizione, atmosferica o di moto che sia. L’impatto devastante di Quartararo, poi, risulta essere perfetto come catalizzatore di una reazione di riduzione dell’italiano.
TAKAAKI NAKAGAMI, 6.5 – La spettacolarità non fa di certo parte del suo deck, ma la costanza di sicuro sì: a differenza del suo compagno di team…
JOHANN ZARCO, 6 – “I dolori del giovane Johann“: triste, confuso, perso in una dimensione che non gli è compatibile. E che ben presto potrebbe abbandonare.
STEFAN BRADL, 6 – Rimedia ad un orrido ultimo posto in Q1 effettuando una consistente rimonta. Chiude le valigie in Austria, per far spazio al titolare. O forse no…
ALEIX ESPARGARO, 6.5 – Il ludibrio al quale si sta esponendo Aprilia è deprimente e svalorizzante di un marchio tanto prestigioso, tanto vincente nella storia del motociclismo. Aleix fa quel che può mettendoci il cuore.
KAREL ABRAHAM, 4.5 – Ancora un anno di contratto.
ANDREA IANNONE, 5 – Dalla vittoria nel 2016, al doppiaggio tre anni dopo. Smacco immeritato.
(NC) TITO RABAT, 6.5 – La caduta lo priva di un risultato più che dignitoso
(NC) JACK MILLER, 5 – Il ciclone di mercato abbattutosi su Miller ha avuto un’unica, concreta conseguenza. Contratto firmato? Macché. Una caduta. Una delle tante.
(NC) HAFIZH SYAHRIN, POL ESPARGARO, CAL CRUTCHLOW, senza voto – /