Nigel Mansell compie 63 anni: tanti auguri Leone
08 Agosto 2016 - 13:22
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La caduta e la rinascita. Sempre. Ovunque. Fiamma ardente, mai spenta, sebbene il suo calore e il suo vigore abbiano a volte lasciato troppo rapidamente il passo a una luce flebile, in alcuni tratti, in alcuni momenti di una carriera comunque difficilmente ripetibile e imitabile per animo, cuore, storie da raccontare, leggende intrecciate a realtà. E chissà come si starà ora godendo i suoi 63 anni, Nigel Mansell.

mansellChissà se, anche solo per un attimo, il suo sguardo riavvolgerà il nastro di una vita spesa fino all’ultima goccia di sudore, fatta di tanti commuoventi sacrifici, come quando vendette la casa in cui viveva con sua moglie per pagarsi qualche gara in Formula 3. O come quando in quello stesso anno, terminati i fondi, rimase a piedi, e per continuare a vivere si inventò anche lavavetri. E chissà cosa ne sarebbe stato di lui senza l’occhio e l’intuizione di Colin Chapman, autentico genio della Lotus, che nel 1979 gli diede a 26 anni una possibilità, dopo anni a lottare nel fango fra i meandri di una carriera che sembrava destinata a spegnersi senza particolari tracce sull’asfalto.

Mansell era abituato a cadere e a rialzarsi lì dove per altri sembrava una follia. Quando nel ’77 si ruppe il collo in un incidente mentre correva in Formula Ford, i dottori gli avevano chiaramente fatto capire che la sua carriera poteva tranquillamente chiudersi lì. E nel ’79, poco prima della chiamata di Chapman, in uno scontro in pista con De Cesaris ad Oulton Park in Formula 3, l’incidente per poco non lo paralizzò. Partecipò ai test con la Lotus imbottito di antidolorifici, mentendo sulle sue reali condizioni fisiche, a denti stretti e col casco in testa per non tradire la sofferenza che lo attanagliava. I primi anni, difficili. Da una parte una Lotus che non gli dava mai la possibilità di esprimersi come voleva, complice il suo stile di guida aggressivo, all’attacco sempre e comunque, e il difficile rapporto con Peter Warr, geloso del suo rapporto con Chapman. Dall’altra Colin, che per lui stravedeva, anche se i risultati arrivavano e gli anni passavano. I 30 anni si avvicinavano e Mansell si avviava a diventare una delle tante meteore. La morte di Chapman alla fine del 1982 sembrava un altro colpo insormontabile alla sua carriera. Ma pagine e pagine dovevano ancora essere scritte.

Nigel Mansell - 1984 DallasE sì, perché Nigel ricorderà sicuramente ora quella gara a Dallas nel 1984, quando ottenne la sua prima pole position in Formula 1, e quando si abbandonò alla fatica e al torrido caldo del Texas svenendo dopo aver spinto quasi fino al traguardo la sua Lotus che lo aveva tradito a pochi metri dall’arrivo. Contro il protocollo, solo per l’orgoglio. I suoi occhi percorrono i favolosi anni ’80, continuati poi al volante della Williams dal 1985. Il titolo mondiale, con quella macchina, sembrava finalmente a portata di mano. Da “Mansueto”, come era soprannominato fino ad allora, divenne “il Leone”. Non era più uno dei tanti, Nigel. Ora aveva la possibilità di confrontarsi alla pari con i migliori e raccogliere tutto quello che aveva seminato. Ci era andato vicino, anzi, vicinissimo nel 1986. Al gran premio d’Adelaide, ultima gara dell’anno, era primo in classifica (dopo una stagione sontuosa) con 7 punti di vantaggio sull’odiato Piquet e 9 su Prost. A 19 giri dalla fine la gomma lo aveva tradito in pieno rettilineo, mettendo paura anche a Nelson, che rientrò ai box consegnando quindi il titolo a Prost. E l’anno dopo uno spaventoso incidente in Giappone, alla penultima gara e in piena lotta con Piquet per il titolo, uno spaventoso incidente lo mise fuori gioco. La caduta e la rinascita, Mansell il suo destino faccia a faccia, ancora una volta.

nigel_mansell_francia_89-940x469Nell’89, dopo una stagione da spettatore di fronte alle insuperabili McLaren di Senna e Prost, passò alla Ferrari. Se li ricorda bene quegli anni, Mansell. Perché la Rossa era spesso stata nei suoi pensieri, perché quel biennio si trasformò in un’altra occasione persa. Non prima, però, di aver regalato pagine indelebili nella storia della Formula 1. Come quando, nell’89 in Ungheria, su un tracciato dove superare è affare riservato a quelli di un’altra categoria, vinse partendo dodicesimo, con tanto di sorpasso impensabile su Senna. E, se di sorpassi parliamo, come dimenticare quello alla Peraltada in Messico all’esterno su Berger, forse la più bella espressione in assoluto di quel gesto tecnico nella storia di questo sport.

AGFrfgxDal ’91 il ritorno in Williams, questa volta per vincere davvero. Da protagonista, da prima guida, come non lo era mai stato davvero. Un anno di ruota a ruota con quel brasiliano della McLaren che tante volte gli era stato davanti ma che tante volte lo aveva aiutato a lasciare sull’asfalto duelli leggendari. Quel sorpasso a Barcellona proprio nel ’91 a 300 km/h durato chilometri proprio a Senna non può non ricordarlo, Mansell. L’anno dopo aveva finalmente coronato il suo sogno. A 39 anni era diventato campione del mondo già ad agosto (il 16), impresa mai riuscita fino ad allora e riscritta poi da Schumacher, che nel 2004 si aggiudicò il quinto titolo in Ferrari il 21 luglio. Lo aveva vinto da dominatore, da Leone vero. Nove vittorie e 14 pole position su 16 gare. Una sentenza. Veloce, travolgente, intensa. Come tutta la sua carriera. Decise di ritirarsi da vincitore, per provare altre strade conquistare altre categorie.

Il titolo in Champ Car nel ’93, il ritorno in Williams nel ’94 per prendere in mano il volante che fino alla tragica domenica di Imola era stato di Senna. E poi gli ultimi chilometri l’anno dopo con la McLaren. Si era guadagnato il rispetto dei colleghi, che quando lo vedevano gli specchietti avevano quasi sempre un sussulto. Aveva conquistato il cuore di tifosi, addetti ai lavori, delle macchine che guidava e che a volte maltrattava. Mansell, in quei anni irripetibili della Formula 1, aveva vissuto da numero 1. E conta relativamente il numero dei titoli, delle vittorie (31), delle pole (32), dei podi (59) e dei giri veloci in gara (30). Dati importanti, ma che raccontano fino a un certo punto la sua leggenda.

203870Mansell, nel giorno in cui compie 63 anni, può guardare indietro e sfogliare un libro pieno di ricordi incancellabili. Siamo certi che una leggera lacrima gli possa bagnare il viso. Il Leone può rilassarsi. Happy birthday, Nigel.