Mugello, Valentino Rossi: “Penso di poter battere Marquez, ma la sua moto è più in forma”
01 Giugno 2018 - 18:18
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GP Italia
Intervistato da Guido Meda ieri pomeriggio, il nove volte campione del mondo si racconta in una lunga chiacchierata con il noto giornalista di Sky Sport

Come di consueto, quando si arriva al Mugello ogni anno scatta anche la chiacchierata tra Guido Meda, giornalista di Sky Sport e storica voce della MotoGP e Valentino Rossi, nove volte campione del mondo del Motomondiale. Tanti i temi affrontati dai due all’interno della trasmissione Paddock Live Show. L’intervista sarà visibile anche domani alle 19 sempre sul canale 208.

Di solito si dice che dalle difficoltà possono nascere opportunità. È quello che ti è successo nel 2007/2008?

Il Mondiale del 2008 è secondo me uno dei più belli e più importanti della mia carriera, anche per il significato. Ero già comunque grande e lo metto al pari con quello del 2004 e del 2001, l’ultimo della 500: questi tre sono i miei preferiti. Nel 2007, a Valencia sono caduto e mi sono rotto una mano nelle prove, quindi poi ho provato a correre anche in gara ma poi mi sono dovuto fermare. Dopo la gara c’è stato un meeting con Masao Furusawa, che all’epoca era il mio uomo di fiducia alla Yamaha, e io gli ho detto che volevo continuare con loro, ma gli ho chiesto un grande sforzo per rendere la moto più competitiva. Lui lo ha fatto: ha cambiato delle cose anche dentro a Yamaha, ha rischiato anche il suo posto, ha fatto casino ed è arrivata la moto del 2008 con uno step in avanti incredibile.

All’epoca, nel 2007, ti davano del bollito.

Sempre, tutte le volte in cui non arrivo nei primi tre dicono che sono finito. Dà più gusto quando dimostro che non è vero.

La moto che hai oggi è più facile da guidare ma ha difficoltà in curva?

La versione 2018 è una versione più simile a quelle buone del 2015, 2016. Quando la guidi ti dà una sensazione molto sicura, però quest’anno si parla più di elettronica, dove non abbiamo fatto lo step che gli altri hanno fatto. Io sarei molto contento di essere competitivo entro fine anno, però la Yamaha deve fare uno sforzo grosso, come quello fatto da Furusawa tra 2017 e 2018. Andando avanti con piccoli cambiamenti, risolviamo i problemi tra cinque anni…

Anche oggi, dal momento difficile che state attraversando si può uscire con delle opportunità?

Sì, speriamo.

Tu ti porti a casa i fastidi che derivano dal tuo lavoro?

Sì, me li porto a casa come tutti. Quando vinco o arrivo sul podio sono molto contento, se arrivo 4° o peggio sono nervoso perché so che sarà una settimana difficile.

© Bonora Agency

Quali sono i tuoi hobby a casa?

Il Gran Turismo con il simulatore è uno degli hobby più belli: abbiamo un gruppo Whatsapp in cui ci lanciamo le sfide a vicenda ogni settimana e ci sfidiamo anche di notte fino alle 4 e alle 5 di mattina. Dopo il weekend di gara mi piace guardare film e serie TV, perché dopo il weekend di gara ho bisogno di almeno 24 ore senza vedere né parlare con nessuno.

Perché pensi di essere così amato dal pubblico e dagli appassionati?

Nel mio caso, in una carriera così lunga, è molto importante cercare di evolversi, di modificarsi. Quando ero giovane facevo lo spiritoso e sdrammatizzavo su questo mondo, come mi ha insegnato Graziano. Adesso ho quasi 40 anni, e poi vinco meno, quindi ho ridotto questi atteggiamenti. Secondo me ho molti tifosi perché corro da tanto e sono sempre andato forte. Poi, forse, il mio modo di correre.

Cosa cambieresti di te, se potessi?

Non saprei, vorrei essere più paziente con i tifosi, cercare di non perdere la calma quando le cose vanno male, cercare di essere sempre ottimista, farmi prendere meno dalle paranoie, dalle cose che non funzionano. Non c’è un’unica cosa che vorrei cambiare.

Sei geloso della tua vita privata?

Sì, secondo me è anche una delle ragioni per cui piaccio ai tifosi. Ho pensato che non ci fosse nessun vantaggio nel far sapere cosa faccio io nella mia vita privata. È molto più interessante il Valentino pilota del Valentino che vive la sua vita privata a Tavullia.

È più fastidioso sentirsi chiedere 100 selfie al Mugello o sentirsi chiedere perché Zarco va forte con la Yamaha?

È più difficile fare 100 selfie, anche se al Mugello ci stanno e comunque è bello. Il problema però è che tutti quelli che incontro nella mia vita vogliono farsi foto con me. È meglio una domanda sul perché Zarco va più forte.

Tu sei uno di quelli che lavora di più anche nel paddock e non solo in pista.

Io l’ho sempre fatto, ma ultimamente molto perché ultimamente devo seguire tutti i dettagli, studiare la pista curva per curva. Correndo da molto tempo e avendo una certa età, non basta più salire in moto e via, non è più come quando avevo 25 anni. A me questo piace però, con Silvano e Matteo studiamo tutto per arrivare alla domenica pronti a dare il 100%. Ormai è poco improvvisazione: c’è una parte di talento e velocità, come tutti i piloti, ma poi bisogna lavorarci.

In Argentina, pensi che l’atteggiamento di Uccio, quando Marquez è venuto a scusarsi con te, abbia prevenuto che la situazione degenerasse?

Uccio mi ha visto e ha capito che era il male minore fare così. È andata bene così. Io e Marquez abbiamo una storia dietro che non è stata mai risolta.

A livello di guida, Marquez ha portato qualcosa di nuovo?

Direi di sì, come tutti i grandi ha alzato il livello, ha inventato questa cosa della caduta non caduta. Il suo stile di guida, la sua entrata in curva molto veloce lo fa essere il più veloce in pista. Da questo punto di vista, bisogna solo guardarlo e imparare.

Tu pensi di poter battere Marquez se fossi in bolla con la moto?

Lo penso, però al momento mi sembra che oltre a lui anche la sua moto sia molto in forma. Però il bello del nostro sport è che le cose possono cambiare dalla mattina al pomeriggio.

© Bonora Agency

Se Lorenzo dovesse tornare in Yamaha, sarebbe vantaggioso o svantaggioso per te e Vinales?

Questa storia che può essere vantaggioso non la capisco bene [ride, ndr]. In ogni caso non penso la situazione cambi, perché quando tu sei in Yamaha devi sempre confrontarti con piloti fortissimi, soprattutto nelle ultime stagioni. Non cambierà tanto anche perché adesso abbiamo Zarco, che è uno che va veramente forte e, secondo me, se anche va via Zarco e arriva Lorenzo, rimane sempre una situazione difficile.

La possibilità che, dopo il ritiro dalle corse, tu rimanga in MotoGP con un team è fattibile e realistica?

Al momento ci sono tutte strade aperte, ma una non esclude l’altra. A me piacerebbe rimanere pilota il più a lungo possibile, perché io sono nato pilota e quello mi rimarrà sempre dentro e mi piacerebbe avere delle altre possibilità di correre anche in macchina una volta che ho finito con le moto. Mi piacerebbe restare sull’asfalto. Però, mi piacerebbe anche continuare con un team in MotoGP, in futuro sarebbe bello perché abbiamo fatto questa esperienza in Moto3 e Moto2 con Sky e ci sta piacendo molto. Anche se fare il team in MotoGP è un grosso impegno.

Si dice sempre che i campioni sono spietati, hanno il killer instinct: ti rivedi in questa definizione?

Secondo me bisogna dividere le due cose, in pista assolutamente sì, devi essere così se no non sei un vincente. Ma nella vita quotidiana non serve, nel mio caso spero di non confondere i due piani.