Max Papis chiarisce perché la direzione corsa ad Austin non è stata severa sui track limits
02 Aprile 2019 - 20:09
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L'ex pilota CART, che fa parte del collegio giudicante della IndyCar, ha spiegato come mai ai piloti sia stato permesso di andare sempre oltre il cordolo in curva 19

La seconda gara del campionato 2019 della NTT IndyCar Series, andata in scena al Circuit of the Americas di Austin, ha sicuramente regalato argomenti di dibattito interessanti a tutti gli appassionati della categoria americana. La corsa è stata molto bella e ricca di azione, e la vittoria di Colton Herta, divenuto il più giovane vincitore di sempre in IndyCar, ha contribuito a rendere la prima della serie ad Austin ancor più speciale.

L’IndyCar Classic ha però fatto principalmente discutere per un motivo molto particolare, cioè la grande manica larga della direzione corsa in materia di track limits. Nei 60 giri di gara i piloti hanno sistematicamente allargato la traiettoria in curva 19 per guadagnare velocità, mettendo sempre tutte e quattro le ruote ben oltre il cordolo, con il beneplacito del collegio giudicante.

 

DAZN Frame

 

Max Papis, che supporta in direzione il responsabile Kyle Novak, ha spiegato una settimana fa ad Autosport: “L’intento della IndyCar è quello di non rinforzare i criteri d’intervento sui track limits qualora non sia necessario. Durante i test non c’erano fattori che suggerissero che andare oltre il cordolo desse un vantaggio concreto. Per questa ragione si è deciso di considerare valido un giro veloce anche nel caso in cui un pilota fosse andato con tutte e quattro le gomme fuori dalla pista. Noi vogliamo uniformità di giudizio e prevedibilità dello stesso in situazioni uguali. Curva 19 era l’unico punto del tracciato in cui i piloti andavano deliberatamente oltre il cordolo, ma l’asfalto oltre lo stesso non è stato messo lì per permettere ai piloti di essere più veloci. E’ un asfalto posizionato lì per motivi di sicurezza”.

Immagine in evidenza: ©DAZN Frame