Miglior modo per riscattare lo zero di Austin non ci poteva essere. Il weekend di Marc Marquez è stato quasi perfetto: la mancata pole del sabato l’unica macchia in una tre giorni che l’ha visto dominare, soprattutto in termini di passo gara. Nessuno, se non palliativamente Morbidelli e Quartararo nei primi giri, è riuscito ad impensierirlo. Ottenuta la seconda vittoria in carriera ad Jerez, Marc analizza gli obiettivi della gara: “Quando ho visto che c’era il sole ho detto: questa era la mia gara. Volevo fare una gara così. Proprio per far vedere che dopo Austin potevo fare un reset, fare il mio passo. Sono andato molto costante, lottavo contro il mio stesso tempo, per tanti giri non ho guardato la lavagna, non mi interessava chi era dietro, solo quello che facevo io“.
Salvo mostrare una calma olimpionica ed una gestione di gara ineccepibile, i pensieri del #93 sono tornati all’infausto weekend di Austin: “I primi 5 giri avevo un po’ paura. Non paura, ma non guidavo come al mio solito. Ero rigido, preoccupato di cadere, ho gestito bene e dopo ho visto che piano piano andavo. In un giro ho visto che ho abbassato di 1.5 s e mi sono detto di girare in 1.38 basso”. A chi, inoltre, attribuisce i meriti delle sue vittorie solo a lui o solo alla Honda, il Cabroncito risponde, finalmente, per le rime: “Se mi sento bene preferisco la gare come oggi. Mi sto sentendo molto bene con la moto quest’anno, ho molta fiducia. Sono stanco di vedere gente commentare che la Honda vince grazie a Marquez o cose così. Io vinco perché ho un team perfetto e una moto che va molto bene per il mio stile di guida. C’è fiducia con il team e con la squadra. Non esiste la moto perfetta e il pilota perfetto, è importante avere un buon compromesso e per questo il mio team è il migliore secondo me”.