ST.PETERSBURG – La IndyCar è una delle categorie del motorsport che pongono maggiormente l’attenzione sulle persone in difficoltà o afflitte da malattie rare. Praticamente tutti i piloti sono coinvolti in numerose operazioni di beneficenza volte ad aiutare i più bisognosi, e la IndyCar stessa è sempre pronta a dare un aiuto economico o morale a chi soffre.
A St.Petersburg la serie a stelle e strisce ha mostrato ancora una volta tutta la sua umanità, permettendo a un malato terminale di realizzare il suo desiderio più grande. Kenneth Acton, 63 anni, ha cinque tumori al cervello, e i suoi dottori gli hanno dato 90 giorni di vita. Acton, da sempre appassionatissimo di IndyCar e fan sfegatato di Mario Andretti, ha sempre auspicato di poter conoscere “Piedone” un giorno, ma non ci era mai riuscito. La moglie recentemente aveva contattato la Dreamweaver Foundation, un’organizzazione no profit che lavora con l’intento di permettere ai malati terminali di realizzare il loro più grande desiderio. Joyce Acton ha rivelato all’associazione che suo marito avrebbe tanto voluto conoscere Mario Andretti: la Dreamweaver Foundation ha contattato Andretti, che ha invitato la famiglia Acton a presentarsi a St.Petersburg per il weekend di gara.
Kenneth Acton ha trascorso la giornata col suo idolo, e ha potuto apprezzare tutta l’atmosfera presente nel paddock per la gara inaugurale del campionato 2018. Mario Andretti ha poi fatto provare all’uomo un’esperienza unica, portandolo in pista con la DW12 biposto in dotazione alla IndyCar.
“Una persona non potrebbe chiedere di più – ha spiegato Acton al sito ufficiale della IndyCar – Girare con Mario Andretti, quelle forze G laterali. Poter avvertire la potenza del motore della macchina, la forza della frenata, la velocità in uscita dalle curve. E’ un sogno di una vita che si è realizzato. Ringrazio tanto Mario, Dreamweaver e la IndyCar”. Sebbene i medici gli abbiano dato poche speranze, Acton non si è scomposto e si è dato un nuovo obiettivo: “Voglio provare ad esserci alla 500 Miglia di Indianapolis. Combatterò come facevano Mario Andretti ed AJ Foyt. Non mi arrenderò fino all’ultimo minuto. Lotterò contro questo cancro, e cercherò di essere presente per la quarantaduesima volta alla Indy 500″.