Marco Andretti non è mai riuscito a cogliere risultati di prestigio nei suoi tredici anni di ininterrotta militanza in IndyCar, ma ha sempre trovato un volante per poter correre nel campionato che tanta gloria ha dato al nonno Mario e al padre Michael.
Nell’ultima stagione il figlio e nipote d’arte ha cambiato monoposto, passando dalla numero 27 alla 98. Entrambe le vetture appartengono alla stessa squadra, l’Andretti Autosport di papà Michael, ma la numero 98 è gestita dalla struttura satellite facente capo a Bryan Herta, che precedentemente aveva preso parte a qualche campionato con un team indipendente.
Sebbene non siano arrivate vittorie e podi come auspicato, Andretti ha comunque trovato un buon feeling con tutto lo staff di Herta. A dimostrazione dell’intesa reciproca, due mesi fa le parti hanno prolungato al 2019 l’accordo che scadeva al termine di questa stagione. Non solo: Andretti ha deciso di mettersi in gioco anche dal punto di vista finanziario, investendo una parte dei propri risparmi nella squadra e nella gestione della monoposto numero 98.
“Sono felice e orgoglioso di investire nel team che mi ha dato spazio per tredici anni e me ne darà in quelli a venire – ha dichiarato il pilota americano – Credo fermamente che questa sia la squadra migliore in circolazione, e non vedo l’ora di continuare ad avere un futuro divertente e ricco di soddisfazioni sportive con la famiglia della vettura numero 98 spinta da U.S. Concrete”
Michael Andretti ha salutato con felicità la decisione del figlio di supportare finanziariamente il team: “Sono fiero della decisione presa da Marco di guardare oltre il suo sedile e il suo presente nelle corse. Ha deciso di investire dei soldi non solo sulla sua macchina e la sua entry in IndyCar, ma anche nel futuro del motorsport che un giorno potrebbe portarlo a ricoprire un ruolo diverso dopo la fine della sua carriera come pilota. Marco ha ancora molti anni da pilota davanti a sé, e molte vittorie arriveranno, però riesce a vedere anche al di là delle singole gare e a capire che c’è un contesto più importante nel mondo delle corse. Questo lo renderà un pilota ancora migliore”.