D’ora in avanti, le sette meraviglie del mondo dovranno stringersi un pochino, per far spazio ad un’altra meraviglia, che non è una statua, né un monte: è il settimo iride mondiale di Marc Marquez, l’alieno. Un fenomeno di classe assoluta, le cui gesta e imprese imperversano sulle bocche di tutti ormai da sei anni (perlomeno nella classe regina). Un drink armonioso ed equilibrato, con un pizzico bello grosso di sregolatezza e pazzia, che lo fanno stare costantemente appeso tra la vittoria e la sconfitta.
Ancora una volta è riuscito ad imporsi, come un condottiero senza paura, davanti all’esercito nemico, disponendo di un mezzo, sulla carta, meno performante degli altri, e sbaragliando come birilli gli avversari, troppo incostanti e brillanti per reggere il confronto. Ma questa è un’altra storia, che meriterà un’analisi a sé.
Come se fosse meno importante, Marquez ha vinto anche la gara, vincendo il confronto col suo “storico” rivale degli ultimi due anni, Andrea Dovizioso, generoso nel dare tutto e provarci senza timore, ormai conscio di dover solo dare il tutto per tutto. Una scivolata a due giri dal termine ha fatto svanire la illusoria magia, e ha fatto comprendere come i punti lasciati per strada come briciole di Pollicino siano stati tanti, davvero troppi.
Bella prestazione di Crutchlow e Rins, il primo sempre incollato al duo di testa, capace anche di sopravanzare il cabroncito e far infartare tre volte Julia Marquez; il secondo bravo sulla distanza, segnale di una Suzuki in notevole ripresa. Ce l’ha messa tutta Valentino, ma sia la posizione in griglia che la solita incompatibilità tra la M1 e le gomme hanno fatto il resto, escludendo il Dottore dalla lotta per il podio e relegandolo in quarta posizione. Grande quinto posto per Bautista, che si leva lo sfizio di mettersi dietro Zarco e Vinales, molto in ombra rispetto al compagno di squadra.
LA CRONACA
Prima fila caldissima con Dovizioso, Zarco e Miller, seguiti da Crutchlow, Iannone e Marquez. Le Yamaha subito dietro con Vinales settimo e Rossi nono. Pronti, via, e Dovizioso mantiene la leadership davanti ad un Jack Miller furioso, che entra duro prima su Zarco e poi su Crutchlow e guadagna la seconda posizione. Marquez subito dietro, davanti all’inglese, a Rins e Rossi. Il cabroncito non ci pensa due volte e infila Miller, andando alla caccia di Dovizioso. Rins e Rossi danno spettacolo, con il Dottore che forza le staccate per sopravanzare il portacolori Suzuki. Giro tre, e Crutchlow scavalca Miller, portandosi vicino al codone del 93. Ritmo impressionante, ma tutti riescono a rimanere compatti. Iannone passa Zarco, e anche Crutchlow sopravanza a sorpresa Marquez, facendo un enorme favore al Dovi. Rossi passa al sesto giro Miller, tentando di ricongiungersi al podio, ma il distacco supera il secondo. Ottavo giro, e Marquez passa Crutchlow: è finito il tempo di giocare.
Il cabroncito spreme la sua Honda per agganciare Dovizioso, ma il distacco oscilla tra i tre decimi e il mezzo secondo. Undicesimo giro da incubo invece per Rossi, che si vede sopravanzare sia da un redivivo Iannone che da Rins, scivolando in sesta posizione. Nel frattempo cade Miller dalla settima, un vero peccato per l’australiano. Iannone cerca di chiudere la forbice con il podio, risultando il più veloce in gara. Turning point al giro 14, con Marquez che scalza Dovizioso per la prima volta, ma il Dovi è lesto a riprendersi la testa della corsa con un sorpasso da brividi. Scivola Iannone, che regala il quarto posto a Rins.
Fase di stallo, con Marquez che studia Dovi, e Crutchlow che si allontana pian piano. Giro 21, Marquez sfodera un nuovo attacco e passa al comando, ma Dovi è lì attaccato. Penultimo giro, c’è un niente tra i due rivali, ma ecco il colpo di scena: Dovi a terra e Marquez così vince la gara di Motegi ed è campione del mondo. Seguono Crutchlow, Rins, Rossi, Bautista, Zarco, Vinales, Pedrosa, Petrucci e Syahrin.