INDIANAPOLIS – La 500 Miglia di Indianapolis è una corsa durissima e selettiva, difficile da vincere e da preparare. Ma da due anni a questa parte non va data per scontata nemmeno la possibilità di essere al via della gara più importante della IndyCar.
Da quando il numero degli iscritti all’evento è tornato a salire oltre le 33 unità, è stata ripristinata la tagliola del Bump Day, cioè l’eliminazione dei piloti che non realizzano un tempo sufficiente a qualificarsi fra i primi 33. L’anno scorso a fare le spese di questa situazione furono Mann e Hinchcliffe, vittima illustre dato il buon blasone della sua squadra, lo Schmidt-Peterson Motorsports. A differenza del 2018, quest’anno i non qualificati sono stati determinati in una sessione di qualifiche apposita, e non sulla base dei risultati delle prove ufficiali del sabato. Il Last Row Shootout ha perciò tenuto ancor di più col fiato sospeso gli appassionati della IndyCar, e ha fatto ancora una vittima illustre :Alonso.
Il pilota spagnolo, qualificatosi solamente trentunesimo il sabato, è stato più lento di tre piloti nel Bump Day e quindi non si è guadagnato il diritto di partecipare alla 500 Miglia di Indianapolis. Alonso è stato costretto a tornare a casa assieme alla sua squadra, la McLaren, arrivata a Indianapolis con l’obiettivo di vincere e già fuori prima di cominciare. Stessa sorte è toccata a Chilton e O’Ward, piloti del Carlin Racing, scuderia a cui la McLaren si era affidata in fase di realizzazione della vettura.
L’uomo più felice dopo il Last Row Shootout era senza dubbio Kyle Kaiser. Il pilota del Juncos Racing si è preso in pista la qualificazione alla 500 Miglia di Indianapolis contro ogni pronostico. Nonostante la velocità messa in mostra nelle libere, l’incidente avuto nelle prove del venerdì ha messo a serio rischio la sua presenza nelle prove ufficiali del sabato, considerando anche le difficoltà economiche che sta attraversando la sua squadra. Juncos Racing è riuscita a riparare la macchina in tempo per le qualifiche, e nella mattinata di domenica i meccanici del team hanno lavorato duramente per ritrovare il setup che aveva permesso a Kaiser di andare fortissimo nel secondo e terzo giorno di prove. Juncos ha realizzato la sua missione, e Kaiser ha “mandato all’inferno” Alonso girando 0,019 miglia orarie di media più veloce di lui. Alla fine, la piccola realtà ha schiacciato la scuderia blasonata.
“Via radio ho chiesto al mio ingegnere se ce l’avessimo fatta: quando l’ho sentito urlare sono scoppiato a piangere – ha affermato Kaiser – Non riesco ancora a capire quando mi sono accorto che ce l’avevo fatta. Non pensavo certo ad Alonso quando ho girato, ma solo al tempo che dovevo fare per qualificarmi. Sapevo che avevo una buona macchina e che potevo farcela. Ho incrociato le dita e quando mi sono avvicinato alla Brickyard ho sperato con tutto il cuore di essermi qualificato. Non era semplice battere quello che per me è il miglior pilota della nostra era: meritava di esserci a Indianapolis! Quello che è successo ad Alonso dimostra la grandezza di questo posto: nulla va dato per scontato. Indianapolis non regala niente a nessuno. Io l’ho imparato a mie spese venerdì in curva 3. Questa pista non ti concede favori, chiunque tu sia e qualunque cosa tu abbia vinto in carriera.
Molto felice anche Karam, che nelle prove del sabato era stato rallentato da una foratura e da un problema a una sospensione posteriore. Il pilota del Dreyer & Reinbold Racing è stato il migliore nel Bump Day, e si è ripreso con gli interessi ciò che non aveva ottenuto nella giornata precedente. “Ce l’abbiamo fatta dopo 48 ore incredibili – ha dichiarato l’ex piloti del team Ganassi – Non voglio mai più passare per il Bump, ma è stata un’esperienza formativa. Ringrazio di cuore il Dreyer & Reinbold: è un privilegio correre per un team così fantastico”.
Sospiro di sollievo per James Hinchcliffe. Il pilota canadese ha rivissuto per una notte l’incubo della passata stagione, temendo di essere nuovamente costretto a saltare la 500 Miglia di Indianapolis. Il Sindaco è arrivato allo Shootout consapevole di doverlo disputare per colpa sua, avendo sbattuto contro il muro nelle qualifiche di sabato, ma è stato abile a trovare subito il ritmo e a centrare il secondo tempo alle spalle di Karam. “Non importa dove partiremo: intanto siamo dentro ed è questo che conta – ha detto il pilota dello Schmidt-Peterson – Voglio congratularmi con gli altri ragazzi che ce l’hanno fatta e si sono presi l’ultima fila. Mi spiace per Alonso, O’Ward e Chilton: so cosa si prova a restare fuori e quanto faccia schifo! Odio dover spedire a casa dei colleghi. Abbiamo preso dei pezzi dalla macchina di Ericsson, e anche la Honda ha dato una mano ai miei ragazzi per rendere la monoposto più veloce. Una cosa folle: ha reso tutto più drammatico! Ormai sto diventando troppo vecchio per queste cose. Avrei bisogno di una settimana di riposo, ma domani (oggi, ndr) siamo di nuovo in pista”.