Uno degli obiettivi di breve termine della IndyCar è quello di tornare ad avere la connotazione di competizione globale, disputando un paio di gare all’anno al di fuori dei confini nord-americani e tornando ad aprirsi a mercati molto importanti per il motorsport. La Hulman & Co., società che gestisce la serie, sta compiendo molti sforzi in tal senso e Mark Miles sta tessendo contatti con alcuni promotori per cercare di riportare la IndyCar a Surfers Paradise e Città del Messico.
Negli ultimi giorni è emersa anche la possibilità di un nuovo approdo della categoria a ruote scoperte in Giappone. La terra del Sol Levante ha sempre apprezzato molto la IndyCar, e dal 1998 al 2002 ha ospitato la CART al Twin Ring Motegi, mentre dal 2003 al 2010 a correre sull’ovale giapponese è stata la IRL, divenuta nel 2008 IndyCar. Nel 2011, in seguito al terremoto e allo tsunami che colpirono Sendai e Tohoku e causarono migliaia di vittime e danni incalcolabili a diverse strutture, fra le quali anche l’ovale di Motegi, la corsa venne disputata sul circuito tradizionale solitamente utilizzato dal Motomondiale e dalla Super Formula.
Nonostante la serie non abbia più messo piede a Motegi, la presenza di Takuma Sato ha sempre garantito grande risonanza alla IndyCar, con la vittoria del pilota giapponese alla 500 Miglia di Indianapolis del 2017 che ha contribuito a dare ulteriore linfa al seguito del campionato. Non solo: il nuovo main sponsor della categoria è NTT Data, multinazionale giapponese, che gradirebbe organizzare una gara di IndyCar in terra nipponica come ritorno d’immagine per il forte investimento economico effettuato a partire dal 2019.
“Penso che a tutti i nostri partner giapponesi, passando da NTT Data a Bridgestone e Honda, piacerebbe vederci correre lì – ha dichiarato Miles – E’ ancora difficile per noi parlare di questo, perché la nostra idea è quella di avere delle gare internazionali prima dell’inizio del campionato. Questo significa che dovremmo correre a gennaio o febbraio, con quest’ultimo mese che è la soluzione preferibile. E’ difficile trovare in Giappone un clima ideale per fare una gara di IndyCar in febbraio. Noi comunque continueremo a pensare alla prospettiva di un ritorno in Giappone. Forse troveremo il modo di tramutare tutto in realtà, magari organizzando ogni anno un evento che non faccia necessariamente parte del campionato”.