Indycar: Top & Flop del campionato 2014
14 Settembre 2014 - 7:51
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TOP

Will Power. Dopo aver perso per tre volte il campionato all’ultima gara, stavolta Will Power ce l’ha fatta a diventare campione Indycar! Un titolo meritato, con un Power capace di vincere tre gare (St.Pete, Detroit 1 e Milwaukee) e di andare in fuga già nelle prime gare. Due sono gli aspetti da segnalare: il primo, in positivo, è la grande competitività che ha sfoggiato sugli ovali, con una vittoria a Milwaukee, una buona Indy 500 e una grande rimonta in quel di Fontana, dove, partito ultimo si è addirittura issato al comando per alcune tornate. In negativo, invece, ha colpito la sua tendenza a commettere errori banali, tipo il pit limiter a Indy, la difesa scorrettaJuan Pablo Montoya su Castroneves a Pocono e il testacoda a Sonoma, col quale si è complicato la vita in vista della gara finale. Ora che è campione e ha spazzato via la paura di non farcela potrebbe aprire un ciclo vincente. Lui lo spera: Roger Penske e Tim Cindric pure.

Juan Pablo Montoya. Nella stagione Indycar 2014, Montoya ha fatto il suo ritorno full time nelle gare in monoposto dopo quasi 8 anni, ed è riuscito nell’impresa di smentire anche i più settici. Quarto nella classifica assoluta del campionato Indycar, vincitore a Pocono, e sempre competitivo sugli ovali, dove cinque volte su sei è finito nella top five, Indy 500 compresa. “One” Pablo ha avuto qualche difficoltà in più nelle gare sui circuiti tradizionali e sui cittadini, ma anche in alcune di queste corse ha piazzato qualche zampata, col podio di Houston a testimoniarlo. Dopo un 2014 del genere è lecito attendersi grandi risultati nella prossima stagione.

Tony Kanaan. Nella prima parte della stagione, come tutto il team Ganassi, non è stato all’altezza delle aspettative. Ma da Pocono in poi il brasiliano è stato semplicemente magnifico. Tre terzi posti, un secondo e una meritatissima vittoria kanaan guida il gruppo iowa 2014nel round conclusivo della Indycar a Fontana. Potevano anche essere di più le vittorie, se il team non gli avesse rifilato delle strategie sbagliate a Pocono e in Iowa, gare nelle quali Tony era stato in testa per la maggior parte del tempo. Le sue prestazioni hanno mostrato che non è affatto finito, e che Ganassi non ha sbagliato a puntare su di lui.

Simon Pagenaud. Due vittorie e tanti piazzamenti che hanno dato lustro al team Schmidt-Peterson. Possiamo riassumere così il 2014 di Pagenaud. Il francese è stato tra i migliori interpreti del campionato, abile a massimizzare il risultato in qualunque condizione. Fortissimo sui cittadini e sui circuiti permanenti, Pagenaud ha palesato ancora qualche mancanza sugli ovali, cosa che gli è costata qualche punto e una non splendida performance alla Indy 500. Un peccato che sia arrivato all’ultima gara con poche possibilità di titolo e che non se la sia potuta giocare fino in fondo per noie meccaniche. Ci riproverà nel 2015: magari col team Andretti.

Carlos Munoz. E’ stato il miglior rookie del campionato, con un buon ottavo posto nella classifica piloti e tre podi all’attivo. Qualche errorino lo ha disseminato qua e là (Houston, Milwaukee), ma è anche normale commettere qualche errore nel campionato d’esordio. Arrivare tra i primi dieci in campionato e davanti a due Conwaycompagni di squadra come Hinchcliffe e Andretti rappresenta comunque un ottimo biglietto da visita per Munoz, che l’anno prossimo sarà sicuramente tra i piloti da tenere d’occhio, soprattutto sugli ovali.

Ed Carpenter / Mike Conway. Conscio di non essere competitivo sui circuiti e sui cittadini, Ed Carpenter ha deciso di correre solo sugli ovali nel campionato Indycar 2014, lasciando il posto a Conway nelle altre gare. Mai scelta fu più azzeccata! Carpenter ha vinto in Texas ed è sempre stato competitivo sugli ovali, mentre Conway ha trionfato a Long Beach, dove già aveva colto un successo nel 2011, e poi si è ripetuto in quel di Toronto. Tre vittorie in una stagione, per una compagine minore come l’Ed Carpenter Racing, è un traguardo di tutto rispetto. E le prospettive future, con la fusione col team di Sarah Fisher, sono rosee.

FLOP

James Hinchcliffe. E’ la più grande delusione del campionato Indycar. Era difficile immaginare che un pilota di talento come lui, sotto contratto per un team di hinchcliffe barber 2014prestigio come Andretti Autosport, potesse finire la stagione fuori dalla top ten e con un solo podio all’attivo. Invece è andata proprio così. Mai protagonista, quasi mai in lotta per le posizioni di vertice, Hinchcliffe ha centrato il podio solo a Mid Ohio, ma la vittoria è stata un miraggio.

Graham Rahal. Da diciannovenne stupì i fan americani, trionfando a St.Pete al suo esordio nella Indycar. Quella, però, rimane ancora la sua unica vittoria, e quest’anno solo in gara 1 a Detroit ha fatto vedere il meglio del suo repertorio. Per il resto, il suo 2014 è stato piuttosto scialbo, con quattro arrivi nella top ten e una sonora lezione sul giro inflittagli da Luca Filippi nei due weekend in cui hanno corso assieme. Ha il sedile abbastanza saldo, visto che corre nel team di suo padre, ma le sue quotazioni sono ai minimi storici.

Takuma Sato. Nel finale di campionato ha fatto di nuovo capolino nella prima takuma sato sonomaparte del gruppo, ma è troppo poco per un pilota esperto e veloce come il giapponese. A Houston ha gettato al vento una buona occasione finendo a muro con Aleshin, e anche in altre circostanze si è fatto notare per la sua nota propensione ai guai. Vedremo se AJ Foyt gli darà un’altra occasione.

Sebastian Saavedra. Un solo arrivo nella top ten, a Long Beach, e tantissime prestazioni incolori e incidenti. Solo due acuti: la pole sul circuito di Indianapolis e una trentina di giri da leone sull’ovale dell’Iowa. Tuttavia a Indy è rimasto fermo in partenza, mentre in Iowa è finito a muro quando si stava giocando la leadership.

Team Dale Coyne. Negli ultimi due anni, soprattutto con Justin Wilson, avevano contrastato le corazzate del campionato in maniera dignitosa, portando a casa piazzamenti importanti. Quest’anno le cose sono andate diversamente, e il team ha patito molto la partenza di una figura importante come Bill Pappas. A parte la fortunosa vittoria di Houston, Huertas ha combinato poco o nulla, e perfino n pilota di talento come Wilson ha viaggiato poche volte nelle zone alte della classifica. Da segnalare anche i numerosi problemi tecnici sulla vettura di Huertas verso la fine del campionato.

CAPITOLO LUCA FILIPPI

Per il quinto anno consecutivo un pilota italiano ha corso almeno una gara del luca filippi toronto indycarcampionato Indycar. Come nel 2013, l’onore lo ha avuto Luca Filippi. Il pilota piemontese ha disputato i double header di Houston e Toronto, e in entrambe le occasioni è stato molto veloce in qualifica e nella prima parte di gara, ma poi ha infranto le sue speranze contro il muro. A nostro avviso, anche se non sono arrivati risultati concreti, Luca merita una chance a tempo pieno in Indycar. Questo gli permetterebbe di approcciare le gare in modo diverso, con più tranquillità e senza la frenesia di dover per forza spaccare nelle due-tre gare a disposizione. La velocità e il talento per fare bene in Indycar ci sono.