Il nuovo corso della Verizon IndyCar Series è iniziato nel migliore dei modi. La prima gara dell’era del kit aerodinamico universale è stata spettacolare: a St.Petersburg i ventiquattro piloti in pista hanno regalato agli appassionati della categoria una corsa da incorniciare, con tantissimi sorpassi e colpi di scena a ripetizione.
Una delle sorprese più grandi è stata la crisi dei top team. Il Chip Ganassi Racing in qualifica ha assistito da lontanto alla Fast Six, vista l’eliminazione prematura di Dixon e Jones. In gara le cose non hanno preso una piega migliore, anche se Dixon è riuscito a salvare la baracca con un sesto posto comunque importante. Peggio è andata al team Penske. In qualifica Power ha portato a casa il secondo tempo, ma in gara si è stampato contro il muro dopo due curve, per poi rimanere nelle retrovie. Newgarden ha faticato per tutto il weekend, e grazie al caos generale provocato dall’incidente fra Rossi e Wickens ha colto la settima posizione. Non pervenuto Pagenaud.
Lo universal bodywork della Dallara ha letteralmente ribaltato i valori in campo, anche se in casa Penske sono convinti che già a partire da Phoenix il team tornerà competitivo. Tim Cindric, presidente della squadra, ha però approfittato del pessimo inizio di 2018 del team per criticare la scelta della IndyCar di togliere gli aerokit dei motoristi per introdurre un pacchetto aerodinamico uguale per tutti i partecipanti al campionato.
“Se la IndyCar vuole essere percepita come la più importante categoria del motorsport americano, deve premiare le performance e permettere in qualche modo alle squadre di introdurre delle soluzioni che consentano di distinguersi dagli avversari – ha dichiarato Cindric – Vogliamo essere coinvolti in una forma di motorsport dove il destino è nelle mani del team. Ci piace vedere una competizione alla pari, dove tutti hanno la possibilità di vincere, ma con soluzioni che permettano alle squadre di differenziarsi l’una dall’altra. E’ questo ingrediente che rende tutto più frizzante”.
Il presidente del team Penske ha poi aggiunto: “Il modo in cui era iniziata l’era degli aerokit prevedeva una certa parità fra Chevrolet e Honda, coi team che potevano differenziarsi fra loro. Alla fine la realtà è stata ben diversa, coi motoristi che lavoravano sullo sviluppo, e i team che avevano le mani legate sullo sviluppo. Penso che la IndyCar farebbe bene a permettere di lavorare sul miglioramento di un’area precisa della vettura, invece di continuare a ridurre la serie a una sorta di monomarca. Se vogliamo essere riconosciuti come la miglior serie del paese, non abbiamo bisogno di una categoria monomarca, dove tutte le macchine sono uguali”.