La storia d’amore, seppur a lungo tormentata, tra Andrea Iannone e Suzuki sembra aver raggiunto la scadenza naturale. Un rapporto che era nato con i migliori auspici, dall’incredibile feeling di Iannone con la moto giapponese ai primi test di Valencia del 2016 fino alla prima gara del 2017 in Qatar, dove l’italiano stanziava stabilmente nelle prime posizioni fino a che non incorse in una banale caduta. Da lì in poi un tunnel senza fine, costellato da problemi di setting, adattamento e in particolar modo sviluppo, tant’è che il miglior risultato fu un quarto posto a Motegi sul bagnato. Il 2018 pareva esser nato sotto una più benevola stella, con Iannone autore di due podi consecutivi a Austin e Jerez, ma la caduta di Le Mans ha fatto convergere i piani alti Suzuki verso la riconferma di Rins e la promozione del Campione del Mondo Moto3 2017 Joan Mir.
Una dura mazzata per The Maniac, che ora si ritrova in una situazione di profonda incertezza: “Penso che il mio futuro con la Suzuki non verrà prolungato, nel senso che si interromperà alla fine di quest’anno. Avremo vissuto due anni positivi che ci hanno fatto crescere, a loro nella moto, a me come persona. E in ogni caso abbiamo ancora tutta questa stagione davanti e cercheremo di dare il nostro meglio…”
Interrogato su chi fosse il principale responsabile di questa difficile situazione, Andrea non ha esitato a togliersi “pietroni” dalle scarpe: “L’anno scorso, quando non andavamo, tutte le colpe erano date al sottoscritto, poi è venuto fuori che era la moto che non era all’’altezza di competere per le posizioni alle quali ambivamo. In Suzuki ci sono io a fare lo sviluppo, quest’anno è arrivato un team satellite con Guintoli, ma prima non esisteva. Il mio compagno di squadra l’anno scorso ha avuto tanti infortuni per cui ha saltato tante gare. La MotoGP di oggi non è affatto facile quando ti confronti con otto Ducati in pista, cinque Honda e quattro Yamaha“.
In chiusura, Iannone ha accennato ad un parallelismo con un suo rivale, Jorge Lorenzo: “abbiamo fatto cag… tutti e due: ma la differenza è che alla Ducati Dovizioso ha vinto con la stessa moto sei gare, mentre di qua il problema ero io, anche se la moto non vinceva con nessuno“.