Honda contenta dell’addio agli aerokit: “Ora dipende tutto dai motori. Se c’è un gap su Chevrolet, non è grande”
01 Gennaio 2018 - 16:37
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Il motorista giapponese è contento dell'addio agli aerokit: "Rendevano difficile capire le performance relative del motore"

Il 2018 rappresenterà un anno di grande cambiamento in IndyCar, con l’arrivo dello universal bodywork, il kit aerodinamico uguale per tutti i partecipanti al campionato. Questa grande novità sarà un totale contrasto rispetto alla situazione vissuta fra il 2015 e il 2017, con gli aerokit prodotti dai motoristi Chevrolet Honda che hanno contribuito a differenziare la configurazione aerodinamica e le performance delle monoposto dei loro team clienti.

Il motivo principale dell’arrivo dello universal bodywork è quello di rendere il più possibile uguali in termini di potenziale tecnico le DW12, annullando ogni possibile differenza di velocità a causa del fattore aerodinamico. I motori torneranno al centro del mondo IndyCar, e Honda e Chevrolet avranno finalmente la possibilità di sapere con certezza quale sia il motore performante, ora che è venuta a decadere la differenza prestazionale prodotta dagli aerokit.

 

 

“Se devo essere onesto, con gli aerokit realizzati dai costruttori negli ultimi tre anni, era diventato difficile capire quali fossero le vere performance del motore rispetto ai nostri competitor – ha affermato Alan Miller, responsabile delle operazioni dell’Honda Racing Development – E’ veramente difficile togliere l’impatto dell’aerodinamica dalle stime delle prestazioni e delle differenze. Tuttavia dalle valutazioni che abbiamo potuto fare nel corso del tempo, possiamo affermare con ragionevole certezza che eravamo leggermente davanti agli avversari all’inizio del 2017, se non addirittura dalla 500 Miglia di Indianapolis 2016. Penso che nel corso dell’anno il gap si sia chiuso. Se c’è un gap su Chevrolet, non è grande”.

La Honda è molto contenta del nuovo corso della IndyCar, avendo sofferto tantissimo nell’era aerokit; basti pensare che nel 2016 i team spinti dal propulsori e kit aerodinamici del costruttore nipponico sono riusciti a portare a casa solo 2 vittorie, e il mondiale è stato quasi totalmente monopolizzato dai piloti Penske, squadra di riferimento della Chevrolet. “Con le discrepanze aerodinamiche che non esistono più, ora la situazione è uguale per tutti – ha rivendicato Miller – Ora dipende tutto dai motori, dalla loro potenza, dalla coppia e dalla guidabilità. E ovviamente vanno considerate anche le differenze che possono fare le squadre con i piccoli accorgimenti che possono apportare. La nostra mentalità rimane sempre la stessa: presumiamo che non ci sia alcun gap con gli avversari, né in senso positivo, né in senso negativo. E’ il lavoro che facciamo in inverno che può permetterci di guadagnare il più possibile. E’ l’unico approccio che possiamo utilizzare in una situazione di così grande competizione”.