INDIANAPOLIS – La Honda quest’anno ha ritrovato smalto in IndyCar, e nelle qualifiche della 500 Miglia di Indianapolis la pole è andata a Scott Dixon, pilota del team Ganassi, tornato quest’anno ai motori giapponesi dopo tre stagioni passate con Chevrolet.
Sebbene non ci siano questioni in merito alla competitività della Honda sul lato delle performance, a Indianapolis è suonato un campanello d’allarme per quanto concerne l’affidabilità del propulsore. Nelle prove libere, dopo qualche problema tecnico e il cedimento del propulsore sulla vettura di Rahal, gli addetti della Honda avevano chiesto ai loro team di non forzare al massimo il motore fino alle qualifiche per non incorrere in problemi tecnici.
Ma non tutte le magagne sono state risolte, e durante il Carb Day Hinchcliffe è stato appiedato in seguito alla rottura del motore della sua DW12. E a rendere un po’ più preoccupante la situazione, è che quello del pilota canadese è stato il settimo motore rotto dalla Honda nel corso delle plurime sessioni di prove della Indy 500.
Alonso di problemi di affidabilità della Honda ne sa qualcosa, visto che in Formula 1 la sua McLaren nelle ultime due stagioni e mezzo è spesso stata tradita dalla fragilità della power unit giapponese. I motori della IndyCar però sono diversi, e le performance delle unità motrici nipponiche pure, perciò Alonso non è preoccupato.
Intervistato sulla questione, il pilota dell’Andretti Autosport ha detto: “Finché i problemi avvengono in prova è tutto OK. Se le prove fossero durate dieci minuti in meno, la rottura del motore sarebbe avvenuta nel giro di rientro ai box. E’ un bene che i problemi avvengano in prova, perché permette di capire come preservare il motore per la gara. Non sono preoccupato, e non penso che ci possano essere problemi del genere in gara. Sono sicuro al 100% che andrà tutto per il meglio”.