INDIANAPOLIS – La 500 Miglia di Indianapolis ogni anno fornisce grandi spunti di interesse e storie ricche di fascino umano e sportivo. Il primo giorno di qualifiche ha già dato molto in tal senso, grazie all’ottima figura fatta da diversi piccoli team, che sono riusciti a ottenere la qualificazione alla gara più importante della IndyCar a discapito di realtà più solide e dotate di mezzi infinitamente superiori.
Bellissima la storia del Clauson-Marshall Racing, squadra che partecipa alla 500 Miglia di Indianapolis e ad altre competizioni per tenere sempre vivo il ricordo di Bryan Clauson, pilota californiano prematuramente scomparso nel 2016 in un incidente. La piccola compagine americana, al debutto in IndyCar nella gara più competitiva, ha lavorato pazientemente nelle prove libere per trovare un buon assetto per le qualifiche. Nessuno avrebbe scommesso sulla possibilità che il Clauson-Marshall potesse guadagnarsi l’accesso alla 500 Miglia di Indianapolis senza passare dal Bump Day, e invece Pippa Mann è riuscita nell’impresa mettendosi in trentesima posizione, l’ultima disponibile per evitare la sessione di qualifiche decisiva per l’assegnazione dell’ultima fila e l’eliminazione dei piloti oltre la trentatreesima piazza.
“Sono veramente grata alla squadra per la settimana che abbiamo passato – ha dichiarato un’emozionatissima Mann dopo le qualifiche – Il team ha fatto un lavoro superlativo per costruire la macchina e metterla a punto nel modo migliore. Abbiamo cercato di essere il più intelligenti possibile, evitando rischi inutili. Certamente avremmo voluto essere più veloci, ma considerando anche che nel mio run abbiamo trovato raffiche di vento molto intense, direi che ce la siamo cavata bene e abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo imposti”.
From tears of disappointment last year, to tears of joy this year.
Welcome back to The Greatest Spectacle in Racing @PippaMann! #ThisIsMay | #Indy500 pic.twitter.com/mtuOEAFcIK
— Indianapolis Motor Speedway (@IMS) 18 maggio 2019
La prima sessione di qualifiche ha donato un momento da ricordare per sempre anche a DragonSpeed. Il team di Elton Julian, al primo anno in IndyCar come team part timer, è riuscito a qualificarsi alla 500 Miglia di Indianapolis grazie a un Hanley spettacolare, che ha spinto al massimo ed ha ottenuto il ventisettesimo tempo. Una soddisfazione immensa, per una compagine che dispone di risorse infinitamente inferiori a McLaren e Schmidt-Peterson, che dovranno sudarsi la qualificazione nel Bump Day. “E’ il giorno più bello di sempre da quando sono nel mondo delle corse – ha detto Julian – Sia io che Ben Hanley non siamo tipi che si fanno prendere facilmente dalle emozioni, ma anche lui ha ammesso che ha dovuto trattenersi per non piangere di gioia nel giro di rientro. Sono veramente fiero del mio team, del mio pilota, e degli sforzi che abbiamo fatto in questi mesi. Questo è il motivo per cui si gareggia nel motorsport!”
Un altro pilota che si è tolto una grande soddisfazione ieri è stato James Davison, quindicesimo con la monoposto schierata in partnership fra Dale Coyne e Johnathan Byrd/Belardi Racing. “Devo ringraziare di cuore Dale Coyne, Byrd/Belardi e Honda per avermi dato una macchina veloce – ha detto il pilota australiano – I ragazzi hanno lavorato in modo incredibile, ed è fantastico vedere cosa siamo riusciti a fare. Abbiamo superato di gran lunga le nostre aspettative. Ed è ancora più impressionante pensare che siamo stati velocissimi pur avendo una vettura che corre solo questa gara; in casi del genere, i team hanno tutti i fattori contro di loro, non avendo l’esperienza data dal correre con continuità”.
Clauson-Marshall, DragonSpeed e Byrd/Belardi hanno fatto grandi cose a Indianapolis, ma chi ha veramente stupito in qualifica è stato l’Harding-Steinbrenner Racing col suo pilota Colton Herta. Il più giovane vincitore di sempre della IndyCar, reduce da tre gare sfortunate contornate da problemi tecnici e incidenti, è stato un fulmine per tutto il giorno e si è qualificato quinto, ottenendo perciò il diritto di partecipare al Fast Nine Shootout. Herta è stato l’unico rookie capace di entrare fra i primi dodici, nonché il miglior pilota motorizzato Honda. Un risultato incredibile, per una realtà con un budget ristretto e impossibilitata a schierare una seconda monoposto.