Pochi giorni fa abbiamo assistito ad una delle 24 Ore di Le Mans più incerte della storia della competizione. Tantissimi colpi di scena hanno modificato e stravolto le classifiche di ognuna delle quattro classi in gara, ma quella che ha visto il caos maggiore è stata la più importante, ovvero la LMP1. Escludendo la ByKolles il cui unico obiettivo era concludere davanti alle LMP2, anche se alla fine la gara del team austriaco è durata poche centinaia di metri, Toyota e Porsche avevano un traguardo ben più importante: vincere! La casa giapponese era alla ricerca del primo successo nella storia a Le Mans, mentre quella tedesca provava a confermarsi per la diciannovesima volta.
Quest’anno la classica francese ha visto la caduta di tutte le stelle nelle ore serali/notturne, ad eccezione di una che ha visto la propria fine alla luce del sole. Partendo dalla Porsche #2 si è proseguito con le tre Toyota, nell’ordine la #8, quindi la #7 e infine la #9. Al termine l’ultima a spegnersi è stata l’unica LMP1 superstite ai disastri, la Porsche #1. Proprio la fine della vettura di Stoccarda ha portato un’immagine inedita agli occhi degli appassionati della 24 Ore di Le Mans e del WEC: una LMP2 al comando della classifica assoluta della gara. Da quel momento e per due ore circa una vettura della classe cadetta, la #38 del Jackie Chan DC Racing, era in cima al monitor dei tempi, davanti persino alla Porsche #2 che intanto stava recuperando tempo e posizioni dopo la rottura avvenuta nella sera di sabato.
Il vantaggio di questa LMP2 era di addirittura due giri sulla 919 Hybrid, il quale avrebbe potuto portare la lotta per la vittoria agli ultimi minuti della corsa. Un problema all’ala posteriore ha però avvantaggiato la Porsche che ha potuto dimezzare il suo distacco e prendere la testa della corsa a 66 minuti dal termine.
In cuor mio dopo la caduta delle tre TS050 e i problemi avuti sulla 919 Hybrid che avevano portato due LMP2 sul podio generale della 24 Ore di Le Mans, mi facevano sperare in un miracolo, un sogno, ovvero quello di vedere una LMP2 trionfare a Le Mans per la prima e forse unica volta nella storia. Quando è avvenuto il disastro in casa Porsche in un certo modo ho esultato, ma non per il ritiro della vettura tedesca, bensì perché ciò a cui speravo da circa 10 ore era avvenuto, vedere una Oreca davanti a tutti. In questa vittoria ho continuato a sperarci anche se Hartley prima e Bernhard poi continuavano a recuperare 10/15 secondi al giro su Laurent e Tung. Non ho comunque smesso di crederci nemmeno dopo che la vettura francese aveva perso la leadership, visto quanto accaduto alle LMP1 nelle 23 ore precedenti.
Purtroppo ciò a cui speravo non si è realizzato, anche se sono felice che le due vetture della Jackie Chan DC Racing siano arrivate a podio, ma questa contentezza non può essere completa. Il motivo principale per cui speravo in questo obiettivo impossibile (oltre al fatto di poter dire di aver assistito ad una favola come accaduto con la Brawn GP in F1 nel 2009, oppure al Leicester di Ranieri in ambito calcistico, e a poter raccontare questa impresa) era quello di veder vincere un prototipo che avesse resistito senza problemi ad una gara per l’appunto definita di resistenza. Ok, non è la prima volta che una vettura che ha dei problemi vince a Le Mans, ma in questo caso è diverso. Nelle passate stagioni alla fine al problema di una LMP1 si risolveva con la vittoria di un’altra, mentre quest’anno tutte i prototipi della classe regina hanno avuto dei problemi, chi più e chi meno gravi, ma comunque Toyota e Porsche in un certo modo hanno fallito nel loro obiettivo di creare una vettura che potesse reggere 24 ore senza accusare noie di qualsiasi genere. Per questo la vittoria di una LMP2 sarebbe stata meritatissima, perché oltre a non aver mostrato tanti problemi, sarebbe stata anche una rivincita della classe stessa contro la più blasonata LMP1 che da sempre la oscura. Ora non voglio andare a criticare l’ibrido o cose del genere, come fatto da altri nei giorni scorsi, semplicemente questa è una visione romantica di una gara piena di emozioni, che però a mio parere avrebbe meritato un epilogo differente.