Che cosa hanno in comune il Gran Premio di Singapore e quello del Canada? Poco, verrebbe da dire, visto che uno è un circuito cittadino e l’altro una pista super-veloce, che uno si corre in notturna e l’altro alla luce del sole. Eppure fra la gara che precede la lunga stagione europea e quella che ne segue la conclusione, qualcosa di analogo c’è: le sedie. Nel complesso programma logistico della Scuderia Ferrari, infatti, parte del materiale di arredamento delle hospitality utilizzato a Montreal ‘riappare’ proprio per la gara nella piccola repubblica asiatica. È solo uno degli esempi di quanto sia delicato il lavoro di chi programma gli spostamenti di materiale.
Un’altra affinità, per quanto possa sembrare strano, sono i freni. Certo, a Marina Bay i piloti non affrontano le violente staccate tipiche dell’Ile de Notre Dame. Ma la frequenza delle frenate – una quindicina a ogni giro – e la difficoltà nel raffreddare dischi e pastiglie nell’umido clima equatoriale, rendono Singapore una delle piste più impegnative per l’impianto frenante, nonostante le medie orarie (183,272 quella di Vettel per la pole dell’anno scorso) siano fra le più basse del campionato.
Il Gran Premio di Marina Bay è entrato in calendario nel 2008 come la prima gara notturna nella storia della Formula 1. Una sfida enorme per preparare il tracciato, su strade normalmente trafficate, concepire e realizzare l’impianto di illuminazione, assicurare sicurezza e logistica. A distanza di dieci anni, si può dire che la gara abbia “vinto” l’inevitabile concorrenza con la vicina Malesia, che si è ritirata dal calendario. Oltre alle frenate (e ai consumi, elevati per via delle continue accelerazioni e frenate) sono importanti la trazione in uscita di curva e la concentrazione al volante. Quanto alle gomme, si “salta” una mescola: a disposizione, infatti, saranno Soft, Ultrasoft e Hypersoft.