GP Monaco 2018, l’anteprima della Scuderia Ferrari: “Sospeso tra due epoche”
22 Maggio 2018 - 16:50
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GP Monaco
A Monaco comanda la tradizione, ma con tante novità

E’ l’anti-circuito per eccellenza, il nemico dei sorpassi, la negazione dell’efficienza (non del carico!) aerodinamico. Ma è anche carico di storia, tradizione, fascino. L’unico modo per apprezzare davvero il Gran Premio di Monaco – parliamo della gara automobilistica e non del contorno glamour – è trovarsi, almeno per un giorno, al lato della pista e godersi la vertiginosa sproporzione tra la larghezza del tracciato e la velocità delle monoposto.

I ricordi, gli aneddoti di questa gara sono migliaia e tanti riguardano la Ferrari. Dalla prima vittoria nell’edizione 1952, che non era titolata per la Formula 1 ma di corse con vetture Sport, al “tuffo” di Ascari, al dramma di Bandini nel ‘67, passando per l’impresa di Villeneuve targata 1981, gli anni magici di Michael Schumacher, fino alla doppietta Vettel-Raikkonen dell’anno passato.

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E’ la pista dove, si dice, può succedere di tutto, anche se tante volte, almeno in gara, non succede un bel niente. L’unico tracciato la cui distanza è inferiore ai 305 chilometri “regolamentari”. Una trasferta vicina, ma pur sempre un rompicapo logistico, anche se i nuovi box inaugurati ne 2004 hanno semplificato il compito dei team. E quest’anno ci saranno altre novità nelle infrastrutture. Nuove anche le gomme, con il debutto della mescola Hypersoft. E nuovi gli orari, anche se la partenza alle 15:10 si riavvicina alla tradizione di una gara che, fino a un tempo non lontano, scattava alle tre e mezzo del pomeriggio.

Di “vecchio”, anzi di storico, c’è tutto il resto: il contorno magico e la passione dei tifosi (non tutti miliardari) che vengono ad assistere a un weekend unico, anche nella durata. Perché il venerdì a Monaco è sacro, e la pista riapre al traffico per un giorno, prima del gran finale.

ENGLISH VERSION

It’s the anti-circuit par excellence, the antithesis of overtaking, the negation of aero efficiency, but not of drag! But there is also the weight of history, tradition and glamour. The only way to really understand the Monaco Grand Prix and we’re talking about the motor race, not the surrounding razzmatazz, is to spend at least a day at the side of the circuit, enjoying the mind-blowing imbalance between the narrowness of the track and the speed of the cars.

Tales and anecdotes are myriad here and many of them involve Ferrari. There was the first win in 1952, which wasn’t billed as an F1 race at all, but was contested between Sports cars, then Ascari’s dive into the harbour, the tragedy of Bandini in ’67, the brilliance of Villeneuve in 1981 and the magic Michael Schumacher years, right up to the one-two finish for Vettel and Raikkonen last year.

Then there’s the track, where, it is said, anything can happen, although the reality on so many occasions, at least in the race, is that nothing ever does. It’s the only track where the race length is under the regulation 305 kilometres. For Ferrari, it’s not a long trip, but it’s always a logistical headache, even if the new pits, first used in 2004, made life a bit easier for the teams. And this year, there are further changes to the infrastructure. There are also changes on the tyre front, with the Hypersoft compound making its debut. The timetable too is different, even if the new 15h10 start time on Sunday is almost a throwback to the days, not that long gone, when this race got underway at half three in the afternoon.

What can be considered “old” or more politely, “traditional,” is everything else: the magical setting, the passion of the fans, not all of whom are millionaires, who come to enjoy a weekend that is unique, even in terms of how long it lasts. Because Friday in Monaco is almost sacred as a day off for the F1 cars prior to the grand finale.