Se mai ci fosse bisogno di dirlo, il Gran Premio d’Italia, per Scuderia Ferrari, è una gara speciale. Nel mazzo dei ricordi, anche limitandosi agli anni della Formula Uno, si può pescare a caso e trovare sempre qualcosa: dalla prima vittoria con Alberto Ascari, datata 1951, alle conferme mondiali di Lauda e Scheckter ai cinque successi di Michael Schumacher – tutti con la Rossa, nell’arco di undici anni – che nella storia della F1 rimane il pilota più visto sul gradino più alto del podio di Monza. Quel podio che oggi è diventato una passerella in grado di offrire una vista unica, sia a chi sta sopra che al pubblico sotto.
Il Gran Premio nazionale numero 69 (solo uno, ricordiamo, non si è disputato a Monza, ma a Imola, nell’80) è iniziato praticamente a ridosso di quello del Belgio. Una piccola squadra è stata distaccata per la preparazione dell’evento milanese di mercoledì 29, l’attività in Autodromo è iniziata nei primi giorni della settimana. Spa e Monza si inseguono in calendario e, nell’immaginario collettivo, si somigliano anche, come piste super-veloci. In realtà ci sono parecchie differenze, perché il tracciato brianzolo non ha i curvoni da pieno di quello delle Ardenne ma, al contrario, chiede molto di più ai freni e promette, in rettilineo, velocità anche maggiori. Se c’è un punto in comune, oltre a quello di essere due classiche del calendario, è la passione degli appassionati che non manca mai. E che a Monza, neanche a dirlo, è soprattutto passione rossa.