GP Brasile 2017, l’anteprima della Scuderia Ferrari: tra le curve del mito
07 Novembre 2017 - 11:40
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GP Brasile 2017
Interlagos, tanta storia e tante curiosità

E’ la città più grande delle Americhe, e quasi sicuramente non la più bella. Ma São Paulo, per i brasiliani e per il mondo, è anche “la città” della Formula 1. Delle 44 edizioni disputate finora (più la gara inaugurale, non titolata, del 1972) solo dieci si sono corse al Jacarepaguà di Rio. Tutte le altre a Interlagos, un sobborgo a sud della capitale.

La metà dei piloti brasiliani che hanno corso in Formula 1 viene dallo stato paulista: Fittipaldi, Pace (a cui è dedicato l’impianto), Senna, Barrichello, Massa per citare i più conosciuti. Il tracciato originale era lungo quasi otto chilometri, si estendeva oltre l’attuale “esse” dedicata ad Ayrton Senna e faceva arrabbiare i piloti per le pessime condizioni dell’asfalto, dovute anche ai movimenti del terreno paludoso. Oggi siamo all’estremo opposto con una pista di poco più di 4 chilometri e un rettilineo di soli 650 metri, anche se l’ultima parte si percorre tutta in accelerazione.

L’albo d’oro del Gran Premio, per la Ferrari, vede i nomi di Lauda, Reutemann, Mansell, Prost, Schumacher, Massa e naturalmente di Kimi Raikkonen, che nell’avventurosa edizione 2007 vinse a Interlagos anche il titolo mondiale (qualcuno asserisce di avergli visto una lacrima, quando si tolse il casco e la balaclava ai box per ringraziare tutti).

Da qualche anno anche il paddock paulista ha cambiato fisionomia: lo stretto corridoio tra garage e hospitality ha lasciato il posto a una struttura più moderna e spaziosa. Del passato restano i caratteristici nomi delle curve: Bico de Pato (becco d’anatra, così detto per la forma stretta e allungata), Mergulho (tuffo), così chiamata per via della pendenza, e Laranjinha (letteralmente piccola arancia), perché le “arance” per i brasiliani sono i piloti inesperti, e questa piega non fa per loro…

ENGLISH VERSION

It’s the biggest city in the Americas and almost certainly not the most beautiful. But, for Brazilians and for the world, Sao Paulo is also “the city” of Formula One. Of the 44 editions of the Brazilian Grand Prix held to date (plus the opening non-championship race in 1972) only ten have been taken place at Rio’s Jacarepagua track, with all the others run at Interlagos, a suburb to the south of the city.

Half of all Brazilian drivers who have raced in Formula 1 come from the Paulista state: Fittipaldi, Pace (after whom the circuit is named,) Senna, Barrichello and Massa, to mention the best known. The original layout was almost eight kilometres in length, running on past the current Esses, dedicated to Ayrton Senna. The drivers always complained about the condition of the track surface, which also moved around, as it is built on swamp land. Today, it’s a case of the extreme opposite, as the track is just over 4 kilometres and its main straight is just 650 metres long, although the cars are accelerating all the way through its final part.

Ferrari roll of honour in Brazil features the names of Lauda, Reutemann, Mansell, Prost, Schumacher, Massa and of course, Kimi Raikkonen, who, with an adventurous drive in 2007 also took the Drivers’ title: there are some who would assert they spotted a tear when he removed his helmet and balaclava to thank everyone in the pits.

A few years ago, the look of the Paulista paddock also changed, with the narrow corridor between the garages and hospitality areas replaced with something more modern and spacious. What remains unchanged are the famous corner names: Bico de Pato (duck bill, because of its narrow flattened appearance,) Mergulho (the dive) so called due to its sharp drop and Laranjinha (literally, small orange) because, for Brazilians, the “oranges” are inexperienced drivers and this tricky turn is not made for them…