Due uomini in dishdasha, il tradizionale costume arabo, inginocchiati nella polvere, attivano il detonatore di una carica esplosiva. La storia del Bahrain International Circuit comincia così. Quando si dice deserto tutti pensano alla sabbia, ma nella piccola isola-regno affacciata sul Golfo Persico il paesaggio è prevalentemente roccioso e l’esplosivo serviva ad aprirsi la strada per realizzare il tracciato. Dal 2004 il Gran Premio è stabilmente in calendario, tranne che per l’edizione 2011 cancellata per disordini interni. A volte ha aperto la stagione, stavolta inaugura la prima trasferta “back to back” del lunghissimo campionato 2018. Due gare consecutive (dopo Sakhir si vola a Shanghai) che costituiscono un impegno supplementare per la squadra corse e il supporto logistico. Le avanguardie della Scuderia Ferrari sono arrivate nel Golfo già durante il weekend pasquale.
La pista di Sakhir non è lontana dalla capitale Manama (e del resto l’isola è lunga poco più di 50 chilometri), ci si arriva percorrendo l’autostrada e poi viali larghissimi fiancheggiati da bandiere. Anche la pista è molto larga, in alcuni punti più di venti metri, per incoraggiare gli incroci di traiettoria. Il disegno del circuito è abbastanza completo come tipologia di curve, ma in generale caratterizzato da forti frenate. Nel 2010 si utilizzò il tracciato lungo, di 6,3 chilometri, non particolarmente apprezzato dai piloti. Ma il segno distintivo, oltre alla grande torre conica vetrata, sono i riflettori che illuminano l’asfalto per qualifiche e gara, da quando, nel 2014, il Gran Premio è diventato notturno. La città non ha lo sfarzo delle capitali degli Emirati, ma vive comunque il contrasto fra il vecchio quartiere del mercato e i moderni edifici d’affari. Quanto al clima, non si aspetta un weekend del tutto soleggiato, anche se le temperature massime dovrebbero mantenersi sopra i 30 gradi. E non crediate che nel deserto sul Golfo non piova mai: è successo anche la domenica della prima edizione…
ENGLISH VERSION
Two men wearing dishdasha, the traditional Arab garb, kneel in the dust and activate a detonator for an explosive charge. And so began the story of the Bahrain International Circuit. When one thinks of a desert, everyone thinks of sand, but in this small island state on the Persian Gulf, the terrain is predominantly rocky and explosives were required to prepare the ground for the race track. This Grand Prix has been on the calendar every year since 2004 with the exception of 2011 when it was cancelled because of civil unrest. Occasionally, it has been the first race of the season, while this time it kicks off the first pair of back to back races of the very long 2018 season, with Shanghai following on one weekend later. That places extra demands on the race team and its logistical support. The Scuderia’s advance party arrived in the Gulf over the Easter weekend.
The Sakhir circuit is not far from the capital, Manama, in fact the whole island is not much more than 50 kilometres in length and the route from town involves a motorway, followed by wide flag-lined streets. The track itself is also very wide – over 20 metres at some points – making for a variety of racing lines. The circuit layout includes pretty much every type of corner, but the main feature is heavy braking. In 2010, the 6.3 km long “endurance” track was used but it was not particularly popular with the drivers. Apart from the glass conical tower, what stands out are the floodlights that light up the track for qualifying and the race ever since the GP became a night race back in 2014. Manama lacks the glitz of the other Emirate capitals, but there is a contrast between the old quarter with its markets and the modern skyscrapers. As for the weather, there is no guarantee of sunny conditions all weekend, even if the temperatures are unlikely to dip below the 30 degree mark. And don’t think it never rains in the desert here, as it did just that on the Sunday of the first race…