La Haas ha confermato per il 2018 sia Romain Grosjean che Kevin Magnussen, e la Sauber sembra intenzionata a dare ancora un’occasione a Marcus Ericsson, supportato da munifici sponsor utili a rimpinguare le vuote casse del team di Hinwil. I sedili liberi in F1 sono pochissimi, e le speranze di Antonio Giovinazzi di essere presente come pilota titolare nel mondiale 2018 si sono sensibilmente ridotto.
“Non nascondo che, dopo un anno fantastico in GP2, mi sentivo già pronto per correre una stagione completa di F1 – ha ammesso a La Gazzetta dello Sport il terzo pilota della Ferrari, vice campione della GP2 nel 2016 – E’ andata bene anche così. Mi sento molto più preparato di quanto non fossi lo scorso inverno. Sapevo che non è un mondo facile. In Australia ho vissuto un grande momento, mentre giudico la Cina il peggiore weekend della mia intera carriera da pilota. Mi è capitato proprio sul palcoscenico più importante, quando avevo tutta la pressione mediatica addosso, però le critiche mi sono servite tantissimo. Ho capito che bisogna tenere sempre i piedi per terra”.
Di una cosa Giovinazzi è sicuro: merita l’occasione di disputare una stagione completa in F1. “ho fatto grandi sacrifici per arrivarci, assieme alla mia famiglia. La F.1 non è il calcio, dove si può trovare sbocco in molte squadre, qui ci sono solo 20 posti al mondo. Però io ci ho sempre creduto, fin da piccolo, e il fatto di vedere piloti come Vettel e Hamilton che hanno raggiunto il successo partendo da zero, è stata una grande ispirazione. Posso dire che sto ancora vivendo un sogno. Da bambino aspettavo la domenica, davanti alla TV, per seguire Schumacher che vinceva. Ho sempre avuto il pallino della Ferrari. E quando ho firmato per il Cavallino non potevo crederci: sono un privilegiato. Nella mia carriera in monoposto ho fatto sempre una vita da “zingaro”: prima l’Indonesia con Gelael, poi la Gran Bretagna con Carlin e l’anno scorso a Vicenza con la Prema. Adesso vivo vicino a Maranello, sono quasi tutti i giorni in fabbrica in mezzo alle rosse, e mi sento a casa”.