Il Gran Premio d’Ungheria in questione è il decimo appuntamento della stagione 1989. In una stagione dominata dalle McLaren Honda di Ayrton Senna e Alain Prost, in Ungheria, nel tortuoso tracciato dell’Hungaroring, andò in una una delle più belle rimonte nella storia del Circus. Un weekend ricco di sorprese e colpi di scena dove Nigel Mansell riuscì ad imporsi dopo una bellissima rimonta in un tracciato dove i sorpassi risultavano parecchio complicati.
Il primo colpo di scena del fine settimana si verificò in qualifica, con la pole che, incredibilmente, non fu firmata da un pilota McLaren ma da Riccardo Patrese, seguito da Ayrton Senna, Alex Caffi e Thierry Boutsen. Da sottolineare la splendida prestazione dell’italiano, che con la piccola Scuderia Italia motorizzata Ford, riuscì a piazzarsi in terza posizione, a soli nove decimi dalla pole. Quinta piazza per Alain Prost, seguito da Gerhard Berger, Alessandro Nannini e Stefano Modena. Completarono la Top 10 Derek Warwick e Pierluigi Martini. Dodicesima piazza per Nigel Mansell.
Al via scattò bene Patrese che mantenne la leadership della corsa, mentre Brundle andò in testacoda, perdendo parecchie posizioni. Mentre Caffi fu superato al via da Berger e Prost, nelle retrovie Mansell iniziava la sua folle rimonta che lo avrebbe portato in vetta alla corsa. Una serie di sorpassi, insieme a un ritmo gara insostenibile per tutti, lo portò in terza posizione poco prima dei primi pit stop. Proprio in questo frangente, all’uscita dalla pit lane, Warwick tamponò Nakajima spendendolo fuori pista. Completata la propria sosta, Mansell riuscì a passare Prost, gettandosi all’inseguimento di Patrese e Senna, rispettivamente primo e secondo della classifica.
Il primo colpo di scena del Gran Premio si verificò al 53° giro, quando Patrese, a causa di un problema ad un radiatore, dovette rallentare la propria corsa. Senna conquistò quindi la vetta della gara, seguito da Mansell. Da sottolineare che l’italiano della Williams fu costretto al ritiro, insieme a Gerhard Berger (problemi alla frizione).
Venti giri più tardi l’inglese della Ferrari riuscì a concretizzare il sorpasso al brasiliano della McLaren, una manovra capolavoro sfruttando il doppiaggio di Stefan Johansson. Un sorpasso da manuale che ancora oggi è ricordato come uno dei sorpassi più belli della storia. Mansell tagliò il traguardo per primo, seguito da Senna, Prost, Boutson e Cheever, Piquet e Caffi, con quest’ultimo che fu l’ultimo pilota non doppiato. Una vittoria storica per per l’inglese, arrivata dopo una rimonta superlativa dalla dodicesima posizione. Per Mansell si trattò della seconda vittoria stagionale dopo quella conquistata in Brasile.