In questa puntata della nostra rubrica Fastback ripercorriamo l’indimenticabile edizione 1976 del Gran Premio di Germania, quando le monoposto della Formula 1 si ritrovarono, per l’ultima volta nella storia di questa competizione, a sfrecciare sul pericolosissimo Nurburgring Nordschleife.
La gara è sicuramente una delle più famose che questo sport abbia mai vissuto, e chiunque, anche i tifosi più giovani che per ovvi motivi d’età non erano ancora nati, sanno perfettamente quale (tragico) episodio abbia concesso all’evento tale celebrità: si parla infatti del terribile incidente occorso al pilota Ferrari Niki Lauda al secondo giro.
Ma andiamo con ordine: durante le libere, caratterizzate da un continuo alternarsi del sole e della pioggia, James Hunt, a bordo della valida McLaren M23, risulta il pilota più veloce, ottenendo la pole position numero cinque della stagione. Assieme a lui in prima fila parte proprio Lauda, campione del Mondo in carica e leader indiscusso del campionato, capace, al giro di boa del campionato, di avere il doppio dei punti del suo primo inseguitore: 52 contro i 26 del duo Hunt-Depailler. Un vantaggio impressionante che Lauda non manca di aumentare anche nel Gran Premio successivo, quello di Inghilterra, dove inizialmente giunge secondo alle spalle di Hunt, ma poi, grazie alla squalifica inflitta dalla FIA il 24 settembre al pilota inglese, viene classificato primo.
Si arriva così al primo agosto, il giorno della gara tedesca, con Lauda che ha un margine su Jody Scheckter di 31 punti, mentre Hunt è staccato di 35 lunghezze. Un vantaggio che ormai sembra incolmabile, e solo un imprevisto potrebbe ridare qualche chance iridata agli unici piloti in grado di competere con Lauda: i già nominati Hunt e il duo Scheckter e Depailler, equipaggiati con la stupefacente Tyrrell P34 a sei ruote progettata da Derek Gardner.
Al via della corsa tutti i piloti si presentano con gomme da pioggia, l’unico a optare per le slick è il secondo pilota McLaren Jochen Mass, consigliato da un amico.
La partenza di Lauda non è perfetta, e il pilota austriaco perde diverse posizioni, ritrovandosi attorno alla nona piazza. Decisamente diversi gli spunti al semaforo verde dell’altro pilota Ferrari, Clay Regazzoni, che grazie alla sua tipica partenza a razzo si issa al comando dopo la prima curva, e del pilota March Ronnie Peterson, che da undicesimo, grazie a varie manovre di sorpasso nel corso del primo giro, si porta alle spalle di Regazzoni, approfittando di un errore di questo per portarsi in prima posizione.
Alla fine del primo giro quasi tutti i piloti tornano ai box per montare le gomme slick, visto che il tracciato va asciugandosi, permettendo a questa tipologia di penumatici di essere più performanti di quelli da bagnato. Gli unici che rimangono in pista sono Peterson, Regazzoni e Mass. Quest’ultimo, sfruttando proprio le slick, sorpassa durante la seconda tornata il pilota svedese e tenta la fuga.
Allo stesso giro accade anche il tremendo incidente di Niki Lauda, che sul tratto del Kesselchen abborda troppo la curva a sinistra e sbanda. Il pilota tenta inutilmente di correggere la traiettoria per non partire in testa-coda, fallendo nel suo intento. Niki prima cozza contro le reti di protezione, in seguito fracassa le due ruote di sinistra contro la roccia. Dopo questo violento contatto la Ferrari rimbalza sulla pista mentre arrivano le vetture di Lunger, Edwards e Ertl. Solo Edwards riesce a evitare la Ferrari numero 1 che intanto, appena fermatasi sulla carreggiata, ha preso fuoco. Gli altri due, invece, vanno a sbattere contro la monoposto in fiamme.
I tre immediatamente scendono dalle rispettive auto per prestare soccorso allo sfortunato pilota, tentando di liberarlo da quel che resta della sua vettura. Solo grazie all’arrivo di Arturo Merzario, che in quella gara sostituiva Jacky Ickx alla Williams, il trio riesce nel proprio obbiettivo: il pilota italiano infatti riesce a sganciare le cinture di sicurezza, deformate dal terribile botto, estraendo dalle macerie il collega.
La gara viene immediatamente interrotta mentre il pilota, gravemente ferito e ustionato in varie parti del corpo, viene trasferito all’ospedale militare di Coblenza, subendo altri trasferimenti nei giorni successivi, in un perenne stato di lotta tra la vita e la morte.
La gara fu interrotta per due ore: il semaforo verde si accese nuovamente alle quattro del pomeriggio. La gara sarebbe ripartita da zero, con i piloti schierati secondo le posizioni ottenute in qualifica e con la distanza di gara ripristinata ai 14 giri inziali. Fu vietato l’uso del muletto per prendere parte alla seconda partenza e non fu permesso a Henri Pescarolo di prendere il via a causa della sua non-qualificazione.
Di conseguenza non poterono partire, oltre a Lauda, anche gli eroici Ertl e Lunger poiché, come detto, le loro macchine si erano incidentate contro la Ferrari ferma lungo il tracciato ed erano ormai inutilizzabili. Altri piloti che non presero il via furono Stuck e Laffitte, fermati entrambi da problemi di natura meccanica, e Chris Amon, che sebbene avesse ricevuto un offerta dalla Ferrari per sostituire Lauda, preferì non partire, ritenendo il circuito troppo pericoloso.
James Hunt stavolta riuscì a conservare la prima posizione, precedendo Regazzoni, Depailler e Scheckter. Più sfortunato Ronnie Peterson che non riuscì a replicare la prima partenza, andando a sbattere alla Flugplatz.
La gara fu vinta dallo stesso Hunt, che tagliò il traguardo con quasi mezzo minuto di margine su Scheckter. Mass fu terzo. A punti anche Pace su Brabham, Nilsson su Lotus e Stommelen (che tornava in Formula 1 dopo quasi un anno di assenza), sesto a bordo della Brabham numero 77.
Questa, come detto, fu l’ultima volta che le Formula 1 corsero sul vecchio Nordschleife: l’incidente di Lauda, che, incredibilmente, tornò alle corse dopo appena 40 giorni, ebbe delle ripercussioni notevoli sulla Formula 1, facendo si che partisse una vera e propria campagna per fare in modo che i circuiti risultassero più sicuri.