Giro di boa in ERC. Il campionato di Rally europeo della FIA ha fatto tappa il 28-29 giugno in Belgio, nel Rally delle Fiandre. E’giunto il tempo di tirare, a metà del cammino, delle conclusioni riguardo il campionato in corso. Grandi protagonisti sono senz’altro l’irlandese Breen e il ceco Kopecki. Sono loro due che battaglieranno per il titolo sino alla fine, uno su Skoda Fabia S2000, l’altro su Peugeot 207 S2000. Il pilota ceco è apparso sin qui più completo, certamente con una macchina nettamente superiore, ma il dato sulle vittorie non è da trascurare. Tre per Kopecky, zero per Breen che, anche se con costanza di risultati non è mai andato oltre la seconda piazza. Certo, il campionato ERC meriterebbe cornici diverse dal punto di vista della competitività che della mediaticità. Non è un caso che il colpo ad effetto tentato e nemmeno troppo riuscito sia quello di Robert Kubica in veste di part-timer sulla Citroen Ds3. Insomma, un campionato che si sente, si dimostra minore. D’altronde è lecito aspettarselo se consideriamo i livelli della WRC, dove ormai il fattore talento sembra solo marginale rispetto a quello economico(ma questa è una malattia di un po’ tutte le categorie motoristiche). Lo si nota palesemente, però in ERC, il dominio definiremmo quasi “pigro” di Kopecky ne è testimonianza. Ad alternarsi sui gradini più alti del podio sono i piloti locali, quasi a simboleggiare la festa paesana, folkloristica di una categoria che, invece, ricopre in linea teorica un’importanza sostanziale nella formazione dei piloti del futuro(Kopecky è un ’82, Ogier già affermato è un ’83). Viene anche difficile parlare dell’ambito agonistico, se non si è veri appassionati è difficile avere notizie, informazioni. Unica speranza, la sola, è Craig Breen, talento puro, cristallino, classe ’90(!), vedremo come verrà capitalizzata la sua bravura. Capiamo il buon Robert che ha evidentemente voglia di calpestare palcoscenici ben diversi e maggiormente prestigiosi.