Emanuele Pirro è una leggenda del motorsport mondiale vivente, e detiene il record di successi a Le Mans per un pilota italiano, ben cinque. Oltre 10 stagioni passate al volante di un’Audi, prima nel campionato Turismo, poi nell’endurance e quindi a Le Mans, con qualche apparizione anche nel DTM. Dopo il suo ritiro, alla fine del 2009, è diventato ambasciatore per la casa tedesca e collaboratore della FIA, attualmente è un membro della Commissione Endurance. Questo grande trascorso nel mondo delle gare di durata, e l’impegno con la Federazione, lo rendono la persona giusta per descrivere quello che sta accadendo, e che potrebbe accadere nel futuro del mondiale endurance. In un’intervista a Dailysportscar.com, il pilota romano ha affrontato proprio questi delicati argomenti, vista la particolare situazione che ha creato l’addio proprio di Audi. Pirro non crede che l’addio dei tedeschi sia un segnale che la top class dei protoripi sia in declino, bensì un segnale che FIA ed ACO devono cogliere e sfruttare. Un dosso dissuasore dopo il quale “ricreare” una categoria attraente e sostenibile.
“La dipartita dell’Audi è quello che è, niente dura all’infinito nella vita – ha esordito Pirro – la storia della casa dei quattro anelli a Le Mans è stat qualcosa di incredibile, e tutti quelli che l’hanno vissuta in prima persona come me sono dei privilegiati. Dobbiamo rispettare questa decisione, bisogna cambiare direzione e programmare qualcos’altro. Ciò però non significa che il mondo dell’endurance ne sia uscito indebolito. Sono attualmente impegnato con la Commissione Endurance, provando a contribuire allo sviluppo della categoria. Credo che Le Mans sopravviverà per sempre, è una gara troppo importante per i partecipanti e le case automobilistiche.”
Emanuele Pirro sta lavorando ormai già da tempo con la FIA a questo “progetto”, rivolto soprattutto alle nuove generazioni di spettatori e tifosi. Nonostante ciò, il suo punto di vista verso le nuove tecnologie applicate alle vetture in pista è abbastanza “tradizionalista” e cauto.
“Personalmente per quanto possa amare le nuove tecnologie, ritengo sia ancora troppo presto per spingere molto su questo aspetto. Attualmente sono ancora troppo costose, preferirei avere più partecipanti con minori confini regolamentari. La differenza tra oggi ed i vecchi tempi, per così dire, è che prima era tutto libero. Gli ingegneri potevano impegnarsi a trovare soluzioni che poi sarebbero diventate standard sulle auto di serie, qualche anno dopo. Adesso c’è tantissima tecnologia nella vita di tutti i giorni, per questo credo che il motorsport debba cambiare. Non c’è più il bisogno di aver come missione lo sviluppo di nuove tecnologie. Dev’essere una competizione tra team e piloti, bisogna rallentare la pressione di sviluppare ed evolvere continuamente le vetture.”
Pirro ha poi spostato il suo discorso sull’argomento probabilmente più discusso nel motorsport moderno, la riduzione dei costi. “Attualmente i budgets per i costruttori sono troppo alti, non hanno solo il motorsport per testare nuove cose. Avrei preferito vedere 10 costruttori spendere meno soldi, che due con vetture super tecnologiche. Questo va inoltre in conflitto con la mia passione, perché il mio sogno era di diventare un ingegnere. Amo la tecnologia ed ogni volta che testavo una vettura nuova lo sentivo come un privilegio. Ma dobbiamo essere realistici, è troppo costoso, non si può spingere continuamente su questo aspetto.”
Per l’ex pilota Audi, la soluzione adottata nel campionato IMSA con i DPi è da valutare. Da ciò che ha visto potrebbe essere una strada percorribile per la top class dei prototipi. “I nuovi DPi hanno un basso livello tecnologico, e questo è apprezabile perchè il motorsport è uno sport per uomini non macchine. Le priorità dovranno essere la garanzia di battaglia in pista, lavoro ed impegno dei team, qualità dei piloti e poi qualche incremento tecnologico. Non possiamo più lasciare via libera ai progettisti, costruirebbero vetture impossibili da guidare per un essere umano. E non sarebbe più sport. L’obbiettivo della nostra Commissione è quello di trovare e determinare la miglior strada possibile per la sopravvivenza di questo mondo. Abbiamo a nostra disposizione costruttori, persone estremamente esperte, ingegneri, chiunque faccia parte di questo sport è stato coinvolto. Mi sento orgoglioso a far parte di questo gruppo, è una discussione aperta e stimolante. È davvero bello, sento di essere importante per il futuro del mondo che amo!”
Il 55enne romano ha poi concluso la sua lunga intervista: ” le sensazioni sono positive. Gli organizzatori della 24 ore di Le Mans sono molto coinvolte e felici di questo, le nuove regole erano programmate per il 2018, ma come ben sappiamo sono state rimandate. È il momento di rallentare un po questo sviluppo sfrenato, come ogni cosa nella vita bisogna trovare un compromesso. Bisogna trovare il giusto bilanciamento per attrarre le persone. I costruttori dovranno impegnarsi a schierare i migliori piloti e team possibile, così da rendere le battaglie in pista più intense ed attraenti. Questa è la mia personale posizione, non quella della Commissione, ma confrontarsi con chi la pensa diversamente è fondamentale. Ci sarà sempre il modo di implementare nuova tecnologia, ma personalmente amo le gare per quello che sono e devono essere…gare, competizione! Non credo che l’obbiettivo dell’endurance debba essere a tutti i costi riflettere le tecnologie da utilizzare su strada, tutti i giorni. È per questo motivo che amo le gare di una volta ( come tutti d’altronde), avevano carattere, passione e fascino. Adesso abbiamo bisogno di questo!”