Questa Daytona 500 è stata lunga ed estenuante spezzata da ben 6 ore di pioggia, che comunque non ha mancato di regalare emozioni dando ad Earnhardt Jr un’ ennesima vittoria in un tracciato con l’obbligo dei restrittori. La gara divisa in due “frazioni” ha visto una prima parte tranquilla ed una seconda più movimentata composta da vari cambi di leadership.
Nei primi 39 giri non succede un granchè, se non per lo sfortunato Martin Truex, già costretto a partire dal fondo dello schieramento per aver “fracassato” l’auto durante le prove, si è ritrovato su un’ auto secondaria poco bilanciata e la conseguente esplosione del motore lo ha costretto al ritiro prematuramente.
L’arrivo della pioggia, o meglio ancora di una vera e propria “bufera” ha costretto gli organizzatori a fermare la Daytona 500 per oltre sei ore; mossa che ha spostato la gara in notturna.
Nella seconda parte di gara coloro che inizialmente si trovavano nelle retrovie, come Johnson, Patrick e Harvick hanno risalito il plotone per mettersi nelle posizioni d’avanguardia, ed un lungo periodo di bandiera verde è servito pressochè ad uno studio capillare tra i piloti. Nelle fasi finali di gara però è salita la tensione e l’inesperto Scott sfiorando il malcapitato Almirola hanno ingranato una catena d’incidenti che ha coinvolto il Polesitter Austin Dillon, il due volte vincitore della Daytona Michael Waltrip, Paul Menard, Danica Patrick (fortissimo impatto sul muro) ed il canguro Marcos Ambrose. Nel tratto finale di gara Earnhardt jr ha preso di forza la leadership e solo il rocambolesco incidente di Newman a 5 giri dal termine è servito solo a congelare le posizioni. Nelle ultime miglia di gara l’esperto “Junebug” Earnhardt jr non si è lasciato intimorire da Hamlin , autore di una mossa azzardata.
Il pilota di Kannapolis torna in cattedra di prepotenza nella corsa più amata dei motori americani, ripetendosi dopo dieci anni, quando nel 2004 battè un rombante Stewart; inoltre il pilota torna al successo dopo 55 gare ( l’ultima risaliva al Michigan 2012) garantendosi la leadership del campionato. La top 5 è di tutto rispetto, Keseloswki ripete l’exploit del 2013, mentre Gordon e Johnson chiudono la tripletta dell’ Hendrick Motorsports.
Una “The Great American Race” degna di un padrone che fa la storia della Nascar e dalla tempestosa Daytona, si attende il caldo estenuante di Avondale in Arizona dove domenica prossima accoglierà i piloti per 312 calorosi giri.