“Da una corsa in notturna, istintivamente, non ti aspetti di avere il problema del caldo. Invece ho sperimentato sulla mia pelle quanto fosse sbagliata questa idea”. Inizia così il racconto del Gran Premio di Singapore di Pedro de la Rosa, da due stagioni collaudatore della Scuderia Ferrari. “A queste latitudini anche dopo il tramonto si soffre molto per via del caldo umido e si paga anche il fatto che, a causa delle numerose barriere (veri e propri muri!), su questo circuito cittadino non soffia mai un alito di vento. Se c’è una gara che per definizione è da fare in apnea, certamente è quella di Singapore. A volte si spera nell’ingresso della Safety Car anche solo per bere e tirare il fiato prima di rimettersi in marcia, in quella che di fatto è un’autentica maratona”. Pista molto impegnativa. “Quello di Singapore è un circuito particolarmente complicato, molto tecnico e dal fondo sconnesso, dove non è ammesso alcun errore” prosegue il pilota spagnolo ai microfoni di www.ferrari.com. “Di fatto questa pista presenta le stesse difficoltà di Monaco, con la differenza che quando si corre nel Principato si percorrono poco più di 260 chilometri, mentre a Singapore ogni anno si sfiorano le due ore di gara”.
“Nel dedalo di curve di Marina Bay è particolarmente difficile anche superare a causa della mancanza di rettilinei e l’unica possibilità è in frenata in curva sette. Qui per mantenere la traiettoria occorre la massima concentrazione, perché il fondo inizia ad essere molto sconnesso già dall’uscita delle curve cinque e sei”.
Freni sotto pressione. “Questo tracciato è estremamente impegnativo anche per i freni, perché l’assenza di lunghi rettilinei e la presenza di numerosi muri rende molto difficile raffreddare i dischi. Quando ho corso qui nel 2012, non avevo nemmeno terminato il primo giro quando l’ingegnere mi ricordò di preservare i freni perché la temperatura era molto elevata. Come su nessun’altra pista del calendario, qui la scelta dei materiali può essere decisiva per il risultato finale della gara”.