ControSterzo | Mercedes e Ferrari: qual è la miglior coppia di piloti?
06 Dicembre 2015 - 13:50
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Il compagno di team. Non sarà un diamante. Non ti accompagnerà neppure per tutta la vita. Ma resta pur sempre un qualcosa con cui ti è stato imposto di condividere un’esperienza, se vogliamo anche di vita.

Soprattutto è colui con il quale si divide, nel bene o nel male, una parte della carriera sportiva.

Sulla squadra, poi si ripercuote il loro comportamento influisce, il quale può portare, nel peggiore dei casi, anche alla nascita di attriti che poi sfociano nell’abbandono di uno dei due piloti perché ormai quell’ambiente non è più congruo e il rapporto con il compagno ormai praticamente insanabile.
Senza contare poi che la tensione all’interno del box, può tramutarsi anche in una discontinuità e/o carenza di risultati in pista. O quantomeno a situazioni non proprio idilliache e prive di dietrologie.
Certo. Non tutte le coppie hanno avuto questo esito, ma è pur vero che se il team non è in grado di gestire due piloti (soprattutto se “primedonne”), allora la situazione può diventare irrecuperabile.

Ho fatto questa premessa, forse superflua, perché oggi vorrei “analizzare” due coppie di piloti che si sono distinte per motivi opposti in questo 2015 cercandi di rispondere alla domanda “Qual è la migliore coppia”?

rosberg hamiltonParto forse dalla coppia che, se non è ancora scoppiata è quasi un miracolo, si è incrinata in queste settimane, anche se l’origine del loro “attrito” risale minimo all’anno scorso.
Sto facendo ovviamente riferimento al duo Mercedes. Dopo i fatti del GP belga dell’anno passato c’è stato un periodo di relativa calma durante la quale i piloti si sono “rispettati” a vicenda senza creare apparenti problemi alla squadra.
Questo fino a Montecarlo di quest’anno, dove il rapporto tra i due è cominciato a scricchiolare anche davanti alla telecamere o più in generale in pubblico. In quell’occasione la peggio la ebbe sempre Lewis Hamiton che, causa la Virtual Safety Car e l’entrata ai box, ha gettato al vento una vittoria certa. Risultato? Terzo posto finale, scavalcato non solo dal compagno ma anche dalla Ferrari di Vettel.
Come ricorderete l’inglese non la prese proprio benissimo (e vorrei ben vedere), ma il tutto si risolse (così si volle far passare) con un lapidario: “È stata una scelta di Lews”. La squadra, dunque, non impose la sosta. Caso archiviato.
Passano i GP ed arriviamo al week-end di Singapore, dove entrambe le vetture accusano dei problemi al pacchetto Power Unit e vivono il loro peggior momento della stagione.
Da quel momento in poi, la situazione in casa Mercedes cambia. Se fino a quel momento era Rosberg a subire la supremazia di Hamilton, dal Giappone in poi è l’esatto contrario.
Per il tedesco sei pole in altrettanti gran premi. E probabilmente li avrebbe vinti tutti se non avesse avuto il problema del dado in Russia e non avesse commesso quell’errore tanto sciocco tanto grave ad Austin grazie al quale Hamilton ha potuto festeggiare il suo terzo titolo piloti.
Proprio in Texas, nel retro podio, il gesto più emblematico tra i due. Hamilton vorrebbe coinvolgere il suo compagno nei suoi festeggiamenti ma Rosberg non accetta di buon grado l’invito cogliendo l’occasione di provare una nuova disciplina olimpica: il lancio del cappellino.
Troppo grande è la delusione per il tedesco. Non tanto per aver perso il mondiale (non è che avesse chances di ribaltare la situazione), quanto per averlo in quel modo. A causa sua. Nella testa di Rosberg scatta una molla.
Dal Messico non sbaglia più un colpo. Conquista, oltre alle pole position, tre vittorie. Schiaccianti. Senza commettere il benché minimo errore. Hamilton può solo guardare.
Quel che vorrei evidenziare è il motivo di questo repentino cambio di situazione. Analizzando le cause possiamo pensare che Hamilton possa aver staccato un po’ la spina dopo la conquista del titolo e che Rosberg, spinto da una voglia di rivalsa e di orgoglio abbia affilato gli artigli nel finale di stagione sperando di protrarre questa scia positiva anche nel 2016.
Tuttavia questa ipotesi, secondo me, non può spiegare tutta questa differenza di prestazione. Rosberg è andato troppo più forte e sicuro di sé del tedesco per poter chiudere qui la faccenda. Ci deve essere dell’altro. Ecco che allora ci aiuta lo stesso Hamilton quando afferma “che dopo il GP di Singapore sono state cambiate le geometrie delle sospensioni”. Questa nuova soluzione risulterebbe più adatta al tedesco che all’inglese.
Ma davvero la Mercedes ha voluto avvantaggiare il suo pilota “peggiore” (passatemi il termine) per poterlo rinvigorire in vista della prossima stagione?
A questa domanda, sempre se sia legittimo porre, non ho ovviamente risposta. Certo è che la Mercedes non ha mai palesato all’esterno questa volontà, anche se ad Abu Dhabi il dubbio che sia effettivamente così è emerso a parecchi.
Perché? La strategia strana di Lewis Hamilton alla seconda sosta. Ovvero il voler farlo rientrare parecchi giri dopo senza però cambiare la mescola delle gomme, montando quella più morbida tentando una mossa diversa. Anche perché se non avesse avuto a disposizione un treno di gomme nuove, tanto valeva rientrare il giro successivo a Rosberg e, con gomme identiche, giocarsela alla pari. Scelta molto discutibile. Chi avrà avuto l’idea? Hamilton? La squadra? Non si sa e credo non si saprà mai.
Finora a Stoccarda sono riusciti a tenere a bada i propri piloti senza che la loro rivalità incida anche sulle prestazione dell’intera squadra. Certo è che se questa situazione ci sarà anche dall’inizio del 2016 sarà tutta un’altra partita. Con Hamilton che dovrà rimettersi in pista nel pieno delle sue capacità psico-fisiche, mentre Rosberg vorrà dimostrare a tutti i costi che la striscia positiva di fine 2015 non è stato solo un regalo involontario di Hamilton oppure di un accorgimento tecnico che lo ha visto più privilegiato. Già dalle ultime dichiarazioni, qualcosa si è rotto in maniera definitiva quando Lewis “non considera più amico Nico”.
E fortuna che i risultati ci sono, perché non ci fossero dovremmo forse dovremmo prendere i pop-corn e assistere come spettatori allo scambio tra i due con la scuderia tirata in mezzo.
Wait and see.
Vettel-Raikkonen-Spain-Gp-F1-2015Tutt’altra atmosfera invece si respira nella scuderia rivale della Mercedes, la Ferrari. Dopo un 2014 andato come è andato, chiudere un 2015 con tre vittorie e 13 podi con Vettel, che doveva dimostrare agli scettici di essere un pilota con la P maiuscola e che poteva far bene anche senza la super astronave made in Newey, e Raikkonen, che anche lui aveva bisogno di cancellare l’anno appena trascorso, non possono non essere soddisfatti.
Qui l’analisi che mi permetto di fare non è “approfondita” rispetto a quanto fatto precedentemente. Anche perché “parlare male” di una coppia che crea un’atmosfera molto positiva in squadra rispetto a quanto vissuto a Maranello nell’era Alonso non sento di doverlo fare.
D’altronde, a puro titolo dimostrativo, oggi nei team-radio c’è chi fa canta tanti auguri al proprio ingegnere, prima invece c’era chi invece definiva gli strateghi geni/scemi. Solo da queste uscite si può capire quale sia l’aria che tira in casa Ferrari rispetto all’anno scorso.
Ovvio. Questo non basta a far di una squadra la migliore del lotto. Tuttavia credo che si possa affermare che questa sia la base migliore sulla quale la squadra abbia più voglia di lavorare e impegnarsi per trovare le soluzioni migliori da apportare alla vettura.
Perché un ambiente sereno non può che portare a un lavoro positivo sulla macchina. Per completare il pacchetto mancano i piloti. E i piloti veloci la Ferrari li ha. Soprattutto uno.