Dopo un inizio di stagione spettacolare grazie alla gara frizzante di St.Petersburg, arrivano altre buone notizie per la Verizon IndyCar Series. L’introduzione dello universal bodywork, con conseguente riduzione dei costi, ha portato un rinnovato interesse verso la categoria e in particolar modo per la 500 Miglia di Indianapolis.
Nella giornata di oggi è arrivata l’ufficialità della presenza di Pippa Mann nella gara più importante dell’anno, e con quest’annuncio la lista degli iscritti ha già raggiunto la famigerata “quota 33”. Ma è molto probabile che nelle prossime settimane altri due o tre piloti riescano a ottenere un sedile per tentare l’assalto alla 500 Miglia di Indianapolis. Buddy Lazier sta per ufficializzare la sua ennesima presenza nella gara regina della IndyCar, e il Dreyer&Reinbold ha l’intenzione di schierare una seconda monoposto, che con ogni probabilità verrà riservata a Hildebrand. Ha buone probabilità di essere in pista anche Piedrahita, pilota che negli ultimi anni ha corso senza lasciare il segno in Indy Lights, ma supportato da munifici sponsor.
Domenica 27 maggio saranno 33 i piloti che prenderanno il via della 500 Miglia di Indianapolis, e nel caso in cui ci siano più iscritti rispetto ai posti a disposizione, qualcuno rimarrà escluso. Per stabilire un metodo meritocratico, la IndyCar è pronta a riesumare il cosiddetto Bump Day, cioè quella sessione di qualifiche nella quale i piloti che non sono riusciti a ottenere un tempo sufficiente a qualificarsi hanno l’occasione di strappare il pass per la gara, spedendo fuori dalla griglia le vetture più lente fra quelle che aveva ottenuto la qualificazione. Chi resta al di sotto della trentatreesima posizione, non prende parte alla 500 Miglia di Indianapolis.
“In carriera anch’io ho fatto i conti col Bump Day – ha detto Bobby Rahal, co-owner del Rahal Letterman Lanigan Racing – Posso dirvi che non è per niente divertente essere uno di quei piloti sulla graticola. Penso che il Bump Day sia importante, perché è sempre stato una pietra fondante della Indy 500. Ha fatto la storia, con tanti piloti illustri che hanno fallito la qualificazione alla gara, e altri che ce l’hanno fatta all’ultimo secondo disponibile. Il Bump Day aggiunge un po’ di drammaticità e pepe alla gara. Negli ultimi anni il processo delle qualifiche è scivolato via in modo lineare come la corsa; adesso potrebbe cambiare molto”.